Cattiveria in gara ...
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Cattiveria in gara ...
Ho l'impressione che, visto che tendo a fare amicizia con i miei avversari prima dell'incontro, questo mi levi determinazione e cattiveria.
Pensate possa essere un "problema" reale o solo immaginario.
Pensate possa essere un "problema" reale o solo immaginario.
Sei solo tu che puoi determinarlo, se sei cosciente della tua forza puoi segnare anche i punti al tuo avversario che fai lo stesso il tuo gioco e non ti importa di quello che l'altro fa o ha detto prima della partita.
Se noti invece di non rendere al meglio in queste situazioni vuol dire che il tuo sospetto potrebbe essere realtà.
Io quando gioco con amici non riesco ad avere la concentrazione che ho in gara e non rendo al meglio.
* Le FORZE sono FORZE *
Scritto Da - Bruce on 14 Marzo 2005 13:15:54
Se noti invece di non rendere al meglio in queste situazioni vuol dire che il tuo sospetto potrebbe essere realtà.
Io quando gioco con amici non riesco ad avere la concentrazione che ho in gara e non rendo al meglio.
* Le FORZE sono FORZE *
Scritto Da - Bruce on 14 Marzo 2005 13:15:54
Mantenere un distacco forzato durante la partita con l'avversario mi ha sempre dato l'impressione di rimanere più concentrato. Anche quando gioco con amici di vecchia data, se voglio giocare seriamente, non per fare 4 risate con i compagni del liceo, durante tutta la partita non dico una parola e chiedo al mio avversario di fare lo stesso (se è daccordo...). Dopodichè insieme al bancone a prendere un caffè, magari a cena o anche a ballare!
La mancanza di rapporti interpersonali durante la partita mi rende "cattivo" ossia concentrato sul "non lasciare il tavolo al mio avversario" (per il pool, nei birilli sarà un'altra cosa, ma il concetto è lo stesso).
Se mi ci metto a chiacchierare tra una spaccata e l'altra o commentare un qualunque tiro la testa se ne va e non ritorna più...
Dippù nin zò
Dffmade
La mancanza di rapporti interpersonali durante la partita mi rende "cattivo" ossia concentrato sul "non lasciare il tavolo al mio avversario" (per il pool, nei birilli sarà un'altra cosa, ma il concetto è lo stesso).
Se mi ci metto a chiacchierare tra una spaccata e l'altra o commentare un qualunque tiro la testa se ne va e non ritorna più...
Dippù nin zò
Dffmade
Se conosco il mio avversario un "buonasera" è più che sufficente, se così non è io l'avversario lo conosco al momento di iniziare la partita quando gli do una stretta di mano bella sostenuta e decisa.
Sicuramente il fatto di non conoscerlo è più stimolante, almeno per me.
Fondamentalmente anch'io sarei una dalla socializzazione veloce ma credo che sia negativa prima di un incontro.... se gioco tra amici di solito cerco cmq di metterci la cattiveria necessaria ma non sempre ci riesco.
Bacione!
Sotto con gli allenamenti!
Amelie
Sicuramente il fatto di non conoscerlo è più stimolante, almeno per me.
Fondamentalmente anch'io sarei una dalla socializzazione veloce ma credo che sia negativa prima di un incontro.... se gioco tra amici di solito cerco cmq di metterci la cattiveria necessaria ma non sempre ci riesco.
Bacione!
Sotto con gli allenamenti!
Amelie
Io ultimamente mi sto sforzando non solo di non dire na parola durante la partita ma anche di non farmi scappare nemmeno nessun tipo di smorfia o espressione. Una volta avevo già questo comportamento, negli ultimi tempi ho la testa che svolazza un pò e tendo a deconcentrarmi, quindi ho ripreso a focalizzarmi sulla totale inespressività, e paga molto. Fu Ralf Souquet, il grande campione di pool Tedesco, a parlare di questo a cena in occasione di un Eurotour e, naturalmente, aveva ragione. Naturalmente, al di fuori del contesto-partita, il tutto viene messo da parte...
Anche io sono dell'idea che una partita seria dovrebbe essere esente da commenti o cose del genere...anche perchè ho visto un sacco di partite degenerare perchè a ogni passaggio di tiro vi era un commento ribattuto con un ulteriore commento.
Sul fatto dell'inespressività penso sia una cosa un po' soggettiva e comunque dipendente dal carattere del giocatore:
Tony Drago è molto estroverso e anche il Steve Davis ricordo di averlo visto seduto in un incontro di pool dove sembrava un bambino da quanto era divertito dalle imprese dell'avversario.
Fong Pang Chao se lo mettete vicino a una statua farete a fatica a riconoscerlo...
Mi illumino di immenso.
Sul fatto dell'inespressività penso sia una cosa un po' soggettiva e comunque dipendente dal carattere del giocatore:
Tony Drago è molto estroverso e anche il Steve Davis ricordo di averlo visto seduto in un incontro di pool dove sembrava un bambino da quanto era divertito dalle imprese dell'avversario.
Fong Pang Chao se lo mettete vicino a una statua farete a fatica a riconoscerlo...
Mi illumino di immenso.
(... quando gli do una stretta di mano bella sostenuta e decisa.)
Mia cara, non basta che sia "sostenuta e decisa", prima di dargli (darLe) la mano, ricordati di strofinarla sempre sui pantaloni, se la "sente" sudata, per quanto decisa sia, saprà di avere in partenza un bel vantaggio psicologico... Il fatto di percepire la Tua tensione... placherà la sua.
Sul resto credo ci sia poco da discutere, se si gioca sul serio il silenzio è d'obbligo, il non rispettarlo è assolutamente negativo sia dal punto di vista della concentrazione che da quello della correttezza di comportamento.
Mia cara, non basta che sia "sostenuta e decisa", prima di dargli (darLe) la mano, ricordati di strofinarla sempre sui pantaloni, se la "sente" sudata, per quanto decisa sia, saprà di avere in partenza un bel vantaggio psicologico... Il fatto di percepire la Tua tensione... placherà la sua.
Sul resto credo ci sia poco da discutere, se si gioca sul serio il silenzio è d'obbligo, il non rispettarlo è assolutamente negativo sia dal punto di vista della concentrazione che da quello della correttezza di comportamento.
Poco confidenza, sguardo "cazzuto" e nessuna remore. Gli occhi della tigre (paragone tanto amato a Caria) devono ardere di competitività....
Mangiare fulmini a cacare saette (Gufo, vediamo se stavolta indovini tu di che film si tratta!!!)
A fine partita, tutti al banco del bar; birra e chinotto e si aprono le danze dei forse, dei magari, dei chissà: stretta di mano e alla prossima!
Mangiare fulmini a cacare saette (Gufo, vediamo se stavolta indovini tu di che film si tratta!!!)
A fine partita, tutti al banco del bar; birra e chinotto e si aprono le danze dei forse, dei magari, dei chissà: stretta di mano e alla prossima!
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sinonparet
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Parto sempre dal presupposto: che il mio avversario é il mio migliore amico (durante la partita). Grazie a lui riesco a giocare al meglio. Tutte le volte che ho giocato con qualcuno che volevo a tutti i costi battere....non sempre é andata bene, quindi ho da molto tempo cambiato tattica. Non cerco mai una confrontazione con il mio avversario. Do la mano all'avversario (non la devo strofinare sui pantaloni....perché non mi sudano mai, per fortuna) lo guardo dritto negli occhi con un sorriso e con la faccia più calma e contenta che ci sia, e gli auguro .....una buona partita. Durante la partita, quando sono seduto, mi comporto come un militare che fa la guardia all'entrata della caserma, immobile, sguardo diritto, testa alta, espressione di sicurezza e gioia, petto in fuori, schiena diritta, comunico con il mio linguaggio del corpo, che la situazione in cui mi trovo mi piace e che amo la battaglia, più dura essa sia meglio é. Nessun'altra reazione, ne dopo un bel tiro, ne dopo un tiro sbagliato, ne mio ne dell'avversario. Mi comporto il più correttamente possibile, non mi muovo ne do fastido quando sono seduto. Alla fine una stretta di mano...e se é il caso qualche commento sulla partita. Alla fine devo dire di avere sempre un amico in più, che abbia vinto o perso non fa differenza. Voglio solo giocare il meglio che riesco a dare, se basta, bene e se no mi allenerò ancora meglio.
Due testimonianze:
Massimo Caria, commentando in televisione, disse che guardando negli occhi i due giocatori, prima dell'incontro, già si può capire chi dei due vincerà. L'intensità dello sguardo rivela qual'è il più motivato, il più determinato...
Credo ci sia del vero in questo
Giampiero Rasanna, cui feci un'intervista per Biliardo Match, ad una mia domanda, proprio sul fattore "grinta", mi disse queste testuali parole: "Io il mio avversario durante la partita lo odio, mi impongo di odiarlo. Se potessi gli metterei anche un dito in un occhio.... Poi, finita la partita, amici come prima..."
(se osservate Giampiero giocare, si vede chiaramente che ha realmente questo tipo di atteggiamento)
Non arriverei al... "dito in un occhio"... però anche in questo atteggiamento ci può essere dell'utile, ovviamente parlando di biliardo agonistico.
Certo l'atteggiamento descritto da Gianni è assai più signorile, elegante e, fors'anche più "corretto", però Lui parla vedendo il tutto con l'ottica del giocatore di serie, mentre per noi, che facciamo un biliardo di contrapposizione, il rapporto con l'avversario è assai più diretto, e quindi più "duro" da gestire, più difficile estraniarsi e spersonalizzare la cosa.
Forse il modo migliore per noi di afrontare la partita è quello di rivolgere tutta la nostra concentrazione, grinta e determinazione "contro il tavolo" e non "contro l'avversario". Essere cioè, almeno mentalmente, dei "giocatori di serie", i quali, per regolamento, devono "fermarsi" un paio di minuti fra un tiro e l'altro. Questo potrebbe anche essere un buon modo per restare concentrati e, al tempo stesso, ignorare l'avversario. In fondo, osservando Zito giocare trasmette proprio questo tipo di impressione, Lui fa quello che deve fare, quando è il suo turno di gioco e poi... ignora totalmente tutto quello che fa l'altro, nei minuti di sosta si estranea completamente. Almeno questa è la sensazione che si percepisce da fuori... com'è Lui "dentro"... lo sa solo Lui...
Comunque sia, credo che probabilmente M@AGIC metterebbe tutti d'accordo con un bel... "E' una cosa soggettiva". Punto. E forse (almeno questa volta) il nostro giovane "Amico"... "potrebbe" anche avere ragione...
Massimo Caria, commentando in televisione, disse che guardando negli occhi i due giocatori, prima dell'incontro, già si può capire chi dei due vincerà. L'intensità dello sguardo rivela qual'è il più motivato, il più determinato...
Credo ci sia del vero in questo
Giampiero Rasanna, cui feci un'intervista per Biliardo Match, ad una mia domanda, proprio sul fattore "grinta", mi disse queste testuali parole: "Io il mio avversario durante la partita lo odio, mi impongo di odiarlo. Se potessi gli metterei anche un dito in un occhio.... Poi, finita la partita, amici come prima..."
(se osservate Giampiero giocare, si vede chiaramente che ha realmente questo tipo di atteggiamento)
Non arriverei al... "dito in un occhio"... però anche in questo atteggiamento ci può essere dell'utile, ovviamente parlando di biliardo agonistico.
Certo l'atteggiamento descritto da Gianni è assai più signorile, elegante e, fors'anche più "corretto", però Lui parla vedendo il tutto con l'ottica del giocatore di serie, mentre per noi, che facciamo un biliardo di contrapposizione, il rapporto con l'avversario è assai più diretto, e quindi più "duro" da gestire, più difficile estraniarsi e spersonalizzare la cosa.
Forse il modo migliore per noi di afrontare la partita è quello di rivolgere tutta la nostra concentrazione, grinta e determinazione "contro il tavolo" e non "contro l'avversario". Essere cioè, almeno mentalmente, dei "giocatori di serie", i quali, per regolamento, devono "fermarsi" un paio di minuti fra un tiro e l'altro. Questo potrebbe anche essere un buon modo per restare concentrati e, al tempo stesso, ignorare l'avversario. In fondo, osservando Zito giocare trasmette proprio questo tipo di impressione, Lui fa quello che deve fare, quando è il suo turno di gioco e poi... ignora totalmente tutto quello che fa l'altro, nei minuti di sosta si estranea completamente. Almeno questa è la sensazione che si percepisce da fuori... com'è Lui "dentro"... lo sa solo Lui...
Comunque sia, credo che probabilmente M@AGIC metterebbe tutti d'accordo con un bel... "E' una cosa soggettiva". Punto. E forse (almeno questa volta) il nostro giovane "Amico"... "potrebbe" anche avere ragione...
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