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quale palla guardare.

Tecnica, tattica, sistemi e materiali di gioco

Messaggioda federicodellestelle » giovedì 28 ottobre 2004, 21:47

Non per smentire quello che scrivi Luigi, ma Cavalli nell'arte del biliardo, in un trafiletto su Cappelli dice che l'occhio va sempre sulla battente. La meccanica di sbracciata già mi porta a colpire preciso la battente altrimenti che gioco a fare? Poi per il brandeggio tu riferisci di 5-10 oscillazioni, sempre Cavalli in una telecronaca sosteneva che Diomajuta fosse fuori allenamento perchè brandeggiava troppo e,dunque, faceva fatica a trovare la sensibilità. Personalmente 3-5 massimo sono le oscillazioni che faccio e/0 facevo quando giocavo, salvo alcuni giri smorzati (ma questa è un'altra storia).
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Messaggioda Rafflesia » venerdì 29 ottobre 2004, 8:48

Ciao, io ho fatto diversi corsi a pagamento negli anni e in ogni corso mi hanno insegnato a guardare la bilia battente.. se ci pensate è anche logico...
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Messaggioda Rafflesia » venerdì 29 ottobre 2004, 20:36

Per carità, ognuno utilizzi il sistema che meglio crede.. basta che funzioni... :ok:
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Messaggioda federicodellestelle » venerdì 29 ottobre 2004, 22:58

Mi mancano quei fascicoli dell'arte del biliardo io arrivo fino a 13 o giù di li, comunque proverò
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Messaggioda Bruce » venerdì 29 ottobre 2004, 23:25

Quando la meccanica esecutiva è corretta si possono chiudere gli occhi e tirare, provate.
Quindi il problema non si pone, uno tira come è abituato; io prima di scoccare il tiro immagino la linea di mira con entrambe le biglie a vista, se guardo solo la battente non riesco a sensibilizzare il tiro.
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Messaggioda simone ascoli » sabato 30 ottobre 2004, 4:08

sono daccordo con te ma la sbracciata dipende anche daun fattore importante e sarebbe l'impostazione del corpo!e' una cosa fondamentale in questo gioco!
[quote]
Sull’argomento “Quale palla guardare”, sperando di non annoiarvi vista la lunghezza dello scritto, mi sembra utile proporre quanto ne scrisse Maurizio Cavalli qualche anno fa. Per chi non lo lesse allora può essere interessante, gli altri… portino pazienza…
“Le oscillazioni preliminari della stecca servono non solo a far maturare la percezione del tiro, ma anche a rifinire la mira. Attraverso veloci passaggi degli occhi da palla a palla, il giocatore ha modo di verificare che la stecca continui a puntare la battente esattamente dove dovrà colpirla, in modo da mandarla a bersaglio lungo la linea di mira prescelta. Se il tiro è senza effetto, tale linea coincide con il prolungamento della stecca, consentendo di mirare sulla palla avversaria direttamente con la punta dell’attrezzo. Una tecnica valida che risulta ancor più efficace quando si adotta una posizione molto abbassata al tavolo. Quando dopo un certo numero di oscillazioni preliminari - variabile, generalmente, da 5 a 10 -, il giocatore avverte che è il momento di lasciar partire il colpo (attenzione: non ci deve essere intenzionalità nel tiro, pena l’errore pressoché sicuro), gli occhi si fermano sulla battente per l’ultima verifica del punto di attacco. Quando poi la stecca viene ritratta in modo controllato nel backswing (l’ultima oscillazione prima del decisivo attacco di palla), lo sguardo si fissa esclusivamente sulla palla avversaria, per dare all’occhio un tempo ottimale di messa a fuoco, in funzione di una migliore coordinazione occhio-braccio. Un metodo che, basato sul guardare per ultima la palla avversaria, consente micro-aggiustamenti “in volo” del colpo di stecca, che permettono di mandare a bersaglio il tiro anche con una meccanica esecutiva imperfetta. In contrapposizione a questo sistema di gioco che possiamo definire “istintivo”, ce n’è un altro - che chiamiamo “razionale” - in base al quale si guarda all’ultimo momento la battente, in modo da essere sicuri che la stecca vada a colpire la palla esattamente nel punto di attacco prescelto. Un metodo, questo, che sebbene non diffuso come l precedente, ha molti fautori, soprattutto tra i giocatori di alto livello. Un dato lo prova; tutti i più grandi professionisti italiani dal dopoguerra al 1980 - Biagini, Lotti, Cavallari. Sessa, Coppo e Mazzarella - lo hanno adottato! Ciò che conta è colpire con precisione la battente; tutto il resto è una conseguenza. Questo metodo ha il vantaggio di eliminare l’ultimo passaggio, ossia la messa a fuoco dell’elusivo punto di mira sulla superficie dell’avversaria, ma richiede una meccanica esecutiva più sicura, in quanto la direzione del colpo di stecca non può più essere adattata “in volo” al bersaglio, come accade con l’altro sistema. Conviene allora guardare la battente o l’avversaria? Consigliamo di inserire entrambi i metodi nel proprio gioco, adottando - di base - quello più naturale, ma considerando che, in posizioni ostiche, potrebbe essere meglio l’altro. “Lo Scuro”, non ci sono dubbi, all’ultimo istante guarda la battente. La messa a fuoco sul punto di attacco scelto sulla sua palla risulta particolarmente attenta nei tiri di effetto, ma non solo in quelli: “Fissare l’avversaria è importante - dice Lotti - ma lo è ancora di più guardare la propria, specialmente quando si tira un calcio di candela. Apparentemente può sembrare facile, ma se non si colpisce bene la battente, la si vizia o si dà effetto a destra o a sinistra, capite?”. Secondo Paolo Venerando, il quale viene considerato uno dei giocatori  più tecnici, la “mescola” ideale per il tiro è la seguente: un 40% di importanza consiste nella fase di pre-mira, cioè all’allineamento sul tiro (con conseguente posizionamento corretto del corpo) che va fatto partendo fuori dal biliardo, guardando le bilie dall’alto. Per un altro 40% il successo del tiro dipende da una valida meccanica esecutiva, ovvero dalla rettitudine del colpo di stecca. Secondo Venerando, infine, la mira, intesa come insieme di passaggi visivi da palla a palla con relativi momenti di focalizzazione, incide al massimo per un 20% sulla riuscita del tiro. (Per la cronaca Venerando guarda all’ultimo istante la bilia battente). Roger Conti, gloria del biliardo francese, racconta di essersi trovato in difficoltà quando, per la prima volta, gli fu chiesto se guardasse battente o avversaria, all’ultimo istante, prima di lanciare il colpo di stecca. “Di primo acchito, mi trovai a disagio quando realizzai di non essere in grado di precisare se guardassi una palla o l’altra”. La sera stessa, però era sul biliardo, a provare... “Per le opportune verifiche scelsi delle posizioni impegnative, con bilie lontane, da risolvere giocando in finezza sull’avversaria, senza effetto. Non solo, ma decisi di effettuare questi tiri... a occhi chiusi!”. I risultati furono, a dir poco, sorprendenti. Ponendo la massima cura nel posizionarsi sul tiro, Conti riuscì ad andare ripetutamente a bersaglio, in tutte le posizioni, senza grosse difficoltà. Era arrivato al nocciolo della questione: “Guardare all’ultimo istante la battente o l’avversaria, non ha alcuna importanza. Il problema è un altro e la soluzione sta, soprattutto, nel corretto posizionamento del corpo e nella rettitudine del colpo di stecca”. In seguito Roger Conti ebbe modo di smentire, almeno in parte, questa sua affermazione circa il fatto che guardare una palla o l’altra, all’ultimo istante, non ha alcuna importanza. Infatti, anche se non è così determinante, come lo sono, invece, la posizione del corpo, l’allineamento o una corretta meccanica esecutiva, questa operazione conclusiva, che consiste nel fissare lo sguardo su una bilia o sull’altra, ha sicuramente la sua importanza. “Riflettiamoci - conclude Conti - penso sia istintivo, non dico logico, guardare all’ultimo istante il bersaglio (palla avversaria, o sponda che sia), come mi sono reso conto che faccio abitualmente”. Fa bene l’asso francese a parlare più di istinto che di logica, perché altri due campionissimi della stessa epoca - gli americani Hoppe e Cochran - sostenevano che per loro era altrettanto naturale guardare la palla battente. Dunque, sui tavoli senza buche ed anche per i 5 Birilli, non c’è regola in questo senso, al contrario di quanto succede alle buche, dove è pressoché imperativo guardare l’avversaria. In conclusione si può forse dire, alla ricerca di una logica valida per tutte le specialità del biliardo, che se nel tiro si ricerca la grande precisione - come succede nella delicata fase dell’imbucata - la tendenza è quella di giocare senza effetto, guardando la palla avversaria. Se l’obiettivo, invece, è una corretta distribuzione delle forze, da ricercare preferibilmente con l’effetto, allora è sulla battente che l’attenzione del giocatore tende a focalizzarsi nel momento clou del tiro”.
Fin qui quanto scriveva Maurizio sull’argomento e personalmente sono sostanzialmente in sintonia con le sue conclusioni. Quando il tiro che si intende eseguire implica che si debba ricorrere ad una tecnica sofisticata e quindi difficile, credo sia meglio guardare la battente. Un esempio in tal senso è rappresentato dal colpo a retrocedere, ci sono giocatori che non ne hanno la giusta padronanza e quindi finiscono per concludere che “non hanno il braccio per farlo”, quando in realtà, osservandone l’esecuzione appare evidente che non retrocedono solo perché, pur puntando la palla sotto, poi al momento dell’attacco alzano la punta e non colpiscono il punto ideale, in questi casi il suggerimento migliore è appunto quello di tenere lo sguardo sulla battente, in tal modo colpiscono “realmente” sotto e la palla retrocede. Quando invece il tiro da eseguire non richiede particolari trattamenti dal punto i vista tecnico, si può benissimo guardare l’avversaria, il che forse aumenta un poco la precisione sulla quantità di palla avversaria.



[/quote]
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Messaggioda Bruce » sabato 30 ottobre 2004, 4:33

Se la meccanica esecutiva è corretta non hai bisogno di guardare la battente. Se ti sposti con la stecca quando tiri non è colpa di che biglia guardi ma della meccanica esecutiva del tiro.



Scritto Da - Bruce on 30 Ottobre 2004  04:34:37
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Messaggioda Rafflesia » sabato 30 ottobre 2004, 13:00

Evidentemente Ennio Campostrini e Pasquale Placido non sono a conoscenza del fatto che è la stessa cosa guardare la battente o l'avversaria... Curioso...
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Messaggioda meanza » sabato 30 ottobre 2004, 13:43

personalmente guardo l'avversaria , poi la mia fino ad un secondo prima di soccare il tiro....avendo impostato l'effett e la postura....ma inevitabilmente torno sull'avversaria mentre colpisco....e sbaglio!!!!!
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Messaggioda Mike » sabato 30 ottobre 2004, 14:45

C'è chi dice una cosa e poi nella realtà ne fa un'altra, non si può sapere come ci si comporta mentre si è concentrati, sarebbe come chiedere al pc mentre elabora di controllare se stesso. :D
Filmiamo qualche campione che afferma di sapere cosa fa e gli dimostreremo il  contrario.
Secondo me è impossibile che si comporti uguale su tiri diversi.
Prendiamo come esempio il fisso in finezza, oppure il tiro di calcio, qui signori miei l'occhio si posa sul punto di mira.
Zito sui tiri diretti si piega così tanto da vedere l'orizzonte della battente sull'avversaria, lui ha risolto il problema, le vede entrambi, ma sui tiri di seconda non può fare altrettanto, tirando una garuffa di effetto tre guarderà il punto di mira.
Sui massè? L'occhio sicuramente si posa sulla battente, chissà.  :D

Ciao



Scritto Da - Mike on 30 Ottobre 2004  14:46:38
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Messaggioda blackout » domenica 31 ottobre 2004, 4:27

Luigi sei sempre il meglio... altroché lungo... avrei letto altre 100 pagine...
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Messaggioda trytrai » domenica 31 ottobre 2004, 19:18

dunque abbiamo pareri discordanti. ma che sia una oppure l'altra importante è stare fissisu una delle due. oppure si puo' scambiare lo sguardo all'ultimo momento, o questo gesto scompone la precisione del tiro?
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Messaggioda federicodellestelle » domenica 31 ottobre 2004, 19:41

Ragazzi sabato in sala da me c'era Riondino ed altri due che di biliardo ne capiscono, io provavo a guardare la mia, snaturando la mia impostazione, poi dopo aver sbagliato una dritta con la mia attaccata a sponda, Lui fa non guardare la battente non serve è l'altra che devi guardare. Ho pensato a voi.
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