Carlo Cifalà
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Parlo più di impostazione, ma visto che in qualche modo centra sempre Cifalà, il post lo caccio qui dentro.
Più volte nel Forum si sono aperte discussioni imperniate sull’impostazione e, ogni volta, ho sempre ribadito il mio massimo interessamento a quanto da tali dibattiti poteva uscire, in quanto considero la postura quale uno degli elementi “più” fondamentali per “eseguire” bene qualsiasi tiro a biliardo. “Giocare” bene è un altro discorso, questo l’ho già ribadito più volte. Mi sembra quindi giusto dirvi anche attraverso a quali circostanze ho maturato tale convinzione, al di là del fatto che tutti i libri che ho letto attestano tale fondamentalità. Dunque il primo episodio mi capitò con un grandissimo degli anni ‘60, Laurdes “Sesto” Cavallari, il Napoleone del biliardo come lo defininì Vincenzo Testa. Si era alla fine degli anni ’80 in quel di Voghera, partecipavano tutti i più forti del momento, la gara venne organizzata in una specie di anfiteatro abbinato alla piscina comunale, al tavolo si stava disputando una delle due semifinali che vedeva opposti un giovanissimo (ancora sconosciuto) Salvatore Mannone contro un altro baldo giovane lombardo di ottime qualità e belle speranze, tal Fabani. Io in precedenza avevo già notato la presenza fra il pubblico di Cavallari, che però non conoscevo di persona, però sapendo “chi” era e di “cosa” valeva, con fare indifferente, tipo pantera rosa, lo tallonavo discretamente. Quando lo vidi prendere posto in tribuna, malgrado vi fossero un sacco di sedie libere, “casualmente” mi andai a sedere a proprio sul primo seggiolino di fianco al suo... casualmente (sic!). Comunque, vuoi per rispetto all’età, vuoi perché sapevo che era persona che non dava confidenza (diede e volle del “Lei” da tutti sempre), non sapevo come “intortarlo”, alla fine (ora o mai più) ruppi gli indugi e, con fare indifferente, buttai lì un “però giocano bene questi ragazzi”, Lui mi guardò e disse (per me era come ascoltare l’oracolo di Delphi): “E’ vero, però, con quella impostazione, ci sono dei tiri che proprio non potranno mai fare”. Punto. Lui non andò oltre e io ancora oggi mi rammarico di non essere stato più invadente. In ogni caso quelle parole (tipo reclam dei biscotti Plasmon – siamo sempre a Carosello) mi si sono scolpite nella mente... “con quella impostazione....”
Seconda circostanza, questa volta con Gianpiero Rosanna (mica bao bao micio micio, un bi-campeon du Mundo), siamo a Codogno nella sala di Giorgio Colombo, pausa cena prima del girone finale, nel quale, neanche a dirlo Rosanna c’era, tutti vanno in pizzeria, Gianpiero invece si ferma accontentandosi di un panino, io che faccio? Chemmi frega della pizza, quando ho un Rosanna a disposizione col quale passare qualche ora in conversazione? Resto e vai di panino. Il discorso cade su Cifalà, il quale in quel periodo e già da un po’, non “prende”, non gioca male ma sbaglia il facile, si prepara il gioco come sempre, ma poi filotti... nisba. Rosanna dice: “Secondo me non si imposta più come prima” “Quando era all’apice tutti noi – è sempre Rosana che parla – ce lo siamo studiato nei minimi particolari (*), ogni minimo gesto, ogni singolo particolare, ogni sfumatura ed oggi non si mette più come allora. Sai (continua Gianpiero), a volte basta un niente, ti esce un dolorino, qualche acciacco dovuto all’età ed uno si sposta anche di poco, quanto basta per non avvertire il fastidio, ma ecco che viene alterata l’impostazione e questo, secondo me, è quello che sta capitando a Cifalà. Persa l’impostazione i meccanismi si alterano e dove prima eri preciso adesso non lo sei più”. Altro lavoro per lo scultore del Plasmon ed ecco come ti ritrovi col “pallino” dell’impostazione come chiodo fisso. Intendiamoci, ci sono anche tanti altri elementi, ricavati nei più svariati modi, prove, esperimenti, osservazioni, “ascoltazioni”, ecc. ecc., che, nel tempo, si sono aggiunti a questi due episodi, consolidando in me tale convinzione, ma questi furono gli elementi iniziali. Follia? Probabile. Utopia? Possibile? Ma la convinzione rimane...
(*) Capito? Anche LORO si guardano, si studiano, si osservano e, se possono, si "rubano", mica solo noi "peones", altroché.
Scritto Da - luigi on 07 Ottobre 2004 18:20:35
Più volte nel Forum si sono aperte discussioni imperniate sull’impostazione e, ogni volta, ho sempre ribadito il mio massimo interessamento a quanto da tali dibattiti poteva uscire, in quanto considero la postura quale uno degli elementi “più” fondamentali per “eseguire” bene qualsiasi tiro a biliardo. “Giocare” bene è un altro discorso, questo l’ho già ribadito più volte. Mi sembra quindi giusto dirvi anche attraverso a quali circostanze ho maturato tale convinzione, al di là del fatto che tutti i libri che ho letto attestano tale fondamentalità. Dunque il primo episodio mi capitò con un grandissimo degli anni ‘60, Laurdes “Sesto” Cavallari, il Napoleone del biliardo come lo defininì Vincenzo Testa. Si era alla fine degli anni ’80 in quel di Voghera, partecipavano tutti i più forti del momento, la gara venne organizzata in una specie di anfiteatro abbinato alla piscina comunale, al tavolo si stava disputando una delle due semifinali che vedeva opposti un giovanissimo (ancora sconosciuto) Salvatore Mannone contro un altro baldo giovane lombardo di ottime qualità e belle speranze, tal Fabani. Io in precedenza avevo già notato la presenza fra il pubblico di Cavallari, che però non conoscevo di persona, però sapendo “chi” era e di “cosa” valeva, con fare indifferente, tipo pantera rosa, lo tallonavo discretamente. Quando lo vidi prendere posto in tribuna, malgrado vi fossero un sacco di sedie libere, “casualmente” mi andai a sedere a proprio sul primo seggiolino di fianco al suo... casualmente (sic!). Comunque, vuoi per rispetto all’età, vuoi perché sapevo che era persona che non dava confidenza (diede e volle del “Lei” da tutti sempre), non sapevo come “intortarlo”, alla fine (ora o mai più) ruppi gli indugi e, con fare indifferente, buttai lì un “però giocano bene questi ragazzi”, Lui mi guardò e disse (per me era come ascoltare l’oracolo di Delphi): “E’ vero, però, con quella impostazione, ci sono dei tiri che proprio non potranno mai fare”. Punto. Lui non andò oltre e io ancora oggi mi rammarico di non essere stato più invadente. In ogni caso quelle parole (tipo reclam dei biscotti Plasmon – siamo sempre a Carosello) mi si sono scolpite nella mente... “con quella impostazione....”
Seconda circostanza, questa volta con Gianpiero Rosanna (mica bao bao micio micio, un bi-campeon du Mundo), siamo a Codogno nella sala di Giorgio Colombo, pausa cena prima del girone finale, nel quale, neanche a dirlo Rosanna c’era, tutti vanno in pizzeria, Gianpiero invece si ferma accontentandosi di un panino, io che faccio? Chemmi frega della pizza, quando ho un Rosanna a disposizione col quale passare qualche ora in conversazione? Resto e vai di panino. Il discorso cade su Cifalà, il quale in quel periodo e già da un po’, non “prende”, non gioca male ma sbaglia il facile, si prepara il gioco come sempre, ma poi filotti... nisba. Rosanna dice: “Secondo me non si imposta più come prima” “Quando era all’apice tutti noi – è sempre Rosana che parla – ce lo siamo studiato nei minimi particolari (*), ogni minimo gesto, ogni singolo particolare, ogni sfumatura ed oggi non si mette più come allora. Sai (continua Gianpiero), a volte basta un niente, ti esce un dolorino, qualche acciacco dovuto all’età ed uno si sposta anche di poco, quanto basta per non avvertire il fastidio, ma ecco che viene alterata l’impostazione e questo, secondo me, è quello che sta capitando a Cifalà. Persa l’impostazione i meccanismi si alterano e dove prima eri preciso adesso non lo sei più”. Altro lavoro per lo scultore del Plasmon ed ecco come ti ritrovi col “pallino” dell’impostazione come chiodo fisso. Intendiamoci, ci sono anche tanti altri elementi, ricavati nei più svariati modi, prove, esperimenti, osservazioni, “ascoltazioni”, ecc. ecc., che, nel tempo, si sono aggiunti a questi due episodi, consolidando in me tale convinzione, ma questi furono gli elementi iniziali. Follia? Probabile. Utopia? Possibile? Ma la convinzione rimane...
(*) Capito? Anche LORO si guardano, si studiano, si osservano e, se possono, si "rubano", mica solo noi "peones", altroché.
Scritto Da - luigi on 07 Ottobre 2004 18:20:35
il simulatore interesserebbe anche a me se non reco disturbo. martedi sono andato alla sala a pontedera. amelie non ti ho salutato michele x che era assente ma domenica se vado non manchero' di farlo. cifala stava facendo una seduta 66 di vantaggio all'avversa<rio e i punti fatti di calcio non poteva segnarseli . la seduta a tutti doppi. se qualcuno vuol fare uno schema di questa difesa. spero di spiegarla bene. allora la palla dell'avversario quasi murata in angolo il pallino a una palla di distanza da esso ma piu alto dell'avversaria ossia staccato due dita dalla corta. la palla di carlo in posizione 10 - 10 dalla parte opposta. piccola riflessione e rimpallo pieno sull'avversaria che rimane sul posto e la sua che fa due passate e va a murarsi alla corta in steola micidiale. la gente in scioccato silenzio lavversario non a piu preso un tiro . ma non solo appena terminata la seduta avversario e pubblico che corrono a rimettere le palle nella solita posizione. lui che dice lo sapevo che volevi rivederla ti è costata 4 partite e magia eccola dinuovo eseguita alla prima . magie?
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Parlo più di impostazione, ma visto che in qualche modo centra sempre Cifalà, il post lo caccio qui dentro.
Più volte nel Forum si sono aperte discussioni imperniate sull’impostazione e, ogni volta, ho sempre ribadito il mio massimo interessamento a quanto da tali dibattiti poteva uscire, in quanto considero la postura quale uno degli elementi “più” fondamentali per “eseguire” bene qualsiasi tiro a biliardo. “Giocare” bene è un altro discorso, questo l’ho già ribadito più volte. Mi sembra quindi giusto dirvi anche attraverso a quali circostanze ho maturato tale convinzione, al di là del fatto che tutti i libri che ho letto attestano tale fondamentalità. Dunque il primo episodio mi capitò con un grandissimo degli anni ‘60, Laurdes “Sesto” Cavallari, il Napoleone del biliardo come lo defininì Vincenzo Testa. Si era alla fine degli anni ’80 in quel di Voghera, partecipavano tutti i più forti del momento, la gara venne organizzata in una specie di anfiteatro abbinato alla piscina comunale, al tavolo si stava disputando una delle due semifinali che vedeva opposti un giovanissimo (ancora sconosciuto) Salvatore Mannone contro un altro baldo giovane lombardo di ottime qualità e belle speranze, tal Fabani. Io in precedenza avevo già notato la presenza fra il pubblico di Cavallari, che però non conoscevo di persona, però sapendo “chi” era e di “cosa” valeva, con fare indifferente, tipo pantera rosa, lo tallonavo discretamente. Quando lo vidi prendere posto in tribuna, malgrado vi fossero un sacco di sedie libere, “casualmente” mi andai a sedere a proprio sul primo seggiolino di fianco al suo... casualmente (sic!). Comunque, vuoi per rispetto all’età, vuoi perché sapevo che era persona che non dava confidenza (diede e volle del “Lei” da tutti sempre), non sapevo come “intortarlo”, alla fine (ora o mai più) ruppi gli indugi e, con fare indifferente, buttai lì un “però giocano bene questi ragazzi”, Lui mi guardò e disse (per me era come ascoltare l’oracolo di Delphi): “E’ vero, però, con quella impostazione, ci sono dei tiri che proprio non potranno mai fare”. Punto. Lui non andò oltre e io ancora oggi mi rammarico di non essere stato più invadente. In ogni caso quelle parole (tipo reclam dei biscotti Plasmon – siamo sempre a Carosello) mi si sono scolpite nella mente... “con quella impostazione....”
Seconda circostanza, questa volta con Gianpiero Rosanna (mica bao bao micio micio, un bi-campeon du Mundo), siamo a Codogno nella sala di Giorgio Colombo, pausa cena prima del girone finale, nel quale, neanche a dirlo Rosanna c’era, tutti vanno in pizzeria, Gianpiero invece si ferma accontentandosi di un panino, io che faccio? Chemmi frega della pizza, quando ho un Rosanna a disposizione col quale passare qualche ora in conversazione? Resto e vai di panino. Il discorso cade su Cifalà, il quale in quel periodo e già da un po’, non “prende”, non gioca male ma sbaglia il facile, si prepara il gioco come sempre, ma poi filotti... nisba. Rosanna dice: “Secondo me non si imposta più come prima” “Quando era all’apice tutti noi – è sempre Rosana che parla – ce lo siamo studiato nei minimi particolari (*), ogni minimo gesto, ogni singolo particolare, ogni sfumatura ed oggi non si mette più come allora. Sai (continua Gianpiero), a volte basta un niente, ti esce un dolorino, qualche acciacco dovuto all’età ed uno si sposta anche di poco, quanto basta per non avvertire il fastidio, ma ecco che viene alterata l’impostazione e questo, secondo me, è quello che sta capitando a Cifalà. Persa l’impostazione i meccanismi si alterano e dove prima eri preciso adesso non lo sei più”. Altro lavoro per lo scultore del Plasmon ed ecco come ti ritrovi col “pallino” dell’impostazione come chiodo fisso. Intendiamoci, ci sono anche tanti altri elementi, ricavati nei più svariati modi, prove, esperimenti, osservazioni, “ascoltazioni”, ecc. ecc., che, nel tempo, si sono aggiunti a questi due episodi, consolidando in me tale convinzione, ma questi furono gli elementi iniziali. Follia? Probabile. Utopia? Possibile? Ma la convinzione rimane...
(*) Capito? Anche LORO si guardano, si studiano, si osservano e, se possono, si "rubano", mica solo noi "peones", altroché.
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Cifalà ha perso il suo swing,come direbbero i golfisti.
Rosanna l'ho immaginavo che era un fissato dell'impostazione(come me d'altronde),infatti in qualche occasione(quando dico occasione non intendo un singolo tiro,ma almeno un incontro)non mi è piaciuto il suo modo d'impostarsi,troppo frontale rispetto al tiro,invece in altre occasioni la sua impostazione era più gradevole ed elegante.
Scritto Da - Ryno on 07 Ottobre 2004 20:24:26
Parlo più di impostazione, ma visto che in qualche modo centra sempre Cifalà, il post lo caccio qui dentro.
Più volte nel Forum si sono aperte discussioni imperniate sull’impostazione e, ogni volta, ho sempre ribadito il mio massimo interessamento a quanto da tali dibattiti poteva uscire, in quanto considero la postura quale uno degli elementi “più” fondamentali per “eseguire” bene qualsiasi tiro a biliardo. “Giocare” bene è un altro discorso, questo l’ho già ribadito più volte. Mi sembra quindi giusto dirvi anche attraverso a quali circostanze ho maturato tale convinzione, al di là del fatto che tutti i libri che ho letto attestano tale fondamentalità. Dunque il primo episodio mi capitò con un grandissimo degli anni ‘60, Laurdes “Sesto” Cavallari, il Napoleone del biliardo come lo defininì Vincenzo Testa. Si era alla fine degli anni ’80 in quel di Voghera, partecipavano tutti i più forti del momento, la gara venne organizzata in una specie di anfiteatro abbinato alla piscina comunale, al tavolo si stava disputando una delle due semifinali che vedeva opposti un giovanissimo (ancora sconosciuto) Salvatore Mannone contro un altro baldo giovane lombardo di ottime qualità e belle speranze, tal Fabani. Io in precedenza avevo già notato la presenza fra il pubblico di Cavallari, che però non conoscevo di persona, però sapendo “chi” era e di “cosa” valeva, con fare indifferente, tipo pantera rosa, lo tallonavo discretamente. Quando lo vidi prendere posto in tribuna, malgrado vi fossero un sacco di sedie libere, “casualmente” mi andai a sedere a proprio sul primo seggiolino di fianco al suo... casualmente (sic!). Comunque, vuoi per rispetto all’età, vuoi perché sapevo che era persona che non dava confidenza (diede e volle del “Lei” da tutti sempre), non sapevo come “intortarlo”, alla fine (ora o mai più) ruppi gli indugi e, con fare indifferente, buttai lì un “però giocano bene questi ragazzi”, Lui mi guardò e disse (per me era come ascoltare l’oracolo di Delphi): “E’ vero, però, con quella impostazione, ci sono dei tiri che proprio non potranno mai fare”. Punto. Lui non andò oltre e io ancora oggi mi rammarico di non essere stato più invadente. In ogni caso quelle parole (tipo reclam dei biscotti Plasmon – siamo sempre a Carosello) mi si sono scolpite nella mente... “con quella impostazione....”
Seconda circostanza, questa volta con Gianpiero Rosanna (mica bao bao micio micio, un bi-campeon du Mundo), siamo a Codogno nella sala di Giorgio Colombo, pausa cena prima del girone finale, nel quale, neanche a dirlo Rosanna c’era, tutti vanno in pizzeria, Gianpiero invece si ferma accontentandosi di un panino, io che faccio? Chemmi frega della pizza, quando ho un Rosanna a disposizione col quale passare qualche ora in conversazione? Resto e vai di panino. Il discorso cade su Cifalà, il quale in quel periodo e già da un po’, non “prende”, non gioca male ma sbaglia il facile, si prepara il gioco come sempre, ma poi filotti... nisba. Rosanna dice: “Secondo me non si imposta più come prima” “Quando era all’apice tutti noi – è sempre Rosana che parla – ce lo siamo studiato nei minimi particolari (*), ogni minimo gesto, ogni singolo particolare, ogni sfumatura ed oggi non si mette più come allora. Sai (continua Gianpiero), a volte basta un niente, ti esce un dolorino, qualche acciacco dovuto all’età ed uno si sposta anche di poco, quanto basta per non avvertire il fastidio, ma ecco che viene alterata l’impostazione e questo, secondo me, è quello che sta capitando a Cifalà. Persa l’impostazione i meccanismi si alterano e dove prima eri preciso adesso non lo sei più”. Altro lavoro per lo scultore del Plasmon ed ecco come ti ritrovi col “pallino” dell’impostazione come chiodo fisso. Intendiamoci, ci sono anche tanti altri elementi, ricavati nei più svariati modi, prove, esperimenti, osservazioni, “ascoltazioni”, ecc. ecc., che, nel tempo, si sono aggiunti a questi due episodi, consolidando in me tale convinzione, ma questi furono gli elementi iniziali. Follia? Probabile. Utopia? Possibile? Ma la convinzione rimane...
(*) Capito? Anche LORO si guardano, si studiano, si osservano e, se possono, si "rubano", mica solo noi "peones", altroché.
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Cifalà ha perso il suo swing,come direbbero i golfisti.
Rosanna l'ho immaginavo che era un fissato dell'impostazione(come me d'altronde),infatti in qualche occasione(quando dico occasione non intendo un singolo tiro,ma almeno un incontro)non mi è piaciuto il suo modo d'impostarsi,troppo frontale rispetto al tiro,invece in altre occasioni la sua impostazione era più gradevole ed elegante.
Scritto Da - Ryno on 07 Ottobre 2004 20:24:26
Ricollegandomi a Ryno dovremmo inserire una foto recente dell'impostazione di Cifalà e confrontarla con quella del mondiale per capire qual'è il neo della sua presunta nuova impostazione.
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federicodellestelle
- Messaggi: 821
(Cerca: tutti) - Iscritto il: sabato 15 novembre 2003, 12:03
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Se qualcuno ha foto recenti di Cifalà in azione, quella di confrontarne l'impostazione è un tentativo che può essere interessante fare, anche se da una foto è abbastanza difficile notare i particolari e le sfumature. Comunque devo dire che l'altra sera, quando mi sono rivisto la partita di Chiasso con Fillia, per derimere il quesito della sua scelta di tiro, vedendone l'azione (siamo nel 1989) anch'io ho avuto l'impressione che ci fosse qualcosa di diverso rispetto al Cifalà di oggi. Più agressiva la postura, più disteso, più solido sugli appoggi, d'altra parte sono passati 15 anni e oggi Cifalà, visto che è del 1948, ne ha fatti 56!
Per quanto riguarda Rosanna, sono d'accordo che non ha una impostazione che si possa portare come esempio di perfezione tecnica. Ho anche avuto sempre l'impressione che in fondo non se ne sia mai curato più di tanto, secondo me Gianpiero rappresenta il classico giocatore che, sapendo di essere stato super dotato da madre natura, in quanto in possesso di un braccio straordinario ed un polso ancor più straordinario, perché farsi tante menante mentali, quello "ha" e quello "usa" e lo fa molto bene, tutto il resto sono dettagli.
E' un atteggiamento se vogliamo un po' superficiale, ma che si riscontra spesso nei giocatori particolarmente talentuosi. Che senso ha faticare quando basta lasciar fare alla natura per cavarsela in ogni situazione? Certo se poi ti arriva uno Zito che al talento ha aggiunto anche lo studio, allora sono... cavoli amari.
Per quanto riguarda Rosanna, sono d'accordo che non ha una impostazione che si possa portare come esempio di perfezione tecnica. Ho anche avuto sempre l'impressione che in fondo non se ne sia mai curato più di tanto, secondo me Gianpiero rappresenta il classico giocatore che, sapendo di essere stato super dotato da madre natura, in quanto in possesso di un braccio straordinario ed un polso ancor più straordinario, perché farsi tante menante mentali, quello "ha" e quello "usa" e lo fa molto bene, tutto il resto sono dettagli.
E' un atteggiamento se vogliamo un po' superficiale, ma che si riscontra spesso nei giocatori particolarmente talentuosi. Che senso ha faticare quando basta lasciar fare alla natura per cavarsela in ogni situazione? Certo se poi ti arriva uno Zito che al talento ha aggiunto anche lo studio, allora sono... cavoli amari.
Mike, io ho capito che la posizione fosse qualcosa del genere:
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)END
e ti diro di +: l'ho provato ed è molto + semplice eseguirlo che pensarlo un tiro del genere.
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e ti diro di +: l'ho provato ed è molto + semplice eseguirlo che pensarlo un tiro del genere.
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sinonparet
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