perdere in gara
perdere in gara
conoscete giocatori bravissimi che però non riescono ad affrontare
la tensione di una gara ufficiale ? cè la soluzione ?
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giorgio1977
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Re: perdere in gara
Io ne conosco molti (me compreso, a parte il bravissimo) e sono alla ricerca di una soluzione, anche se il fenomeno alcune volte è positivo, ma la maggioranza delle volte è negativo (legge di Yerkes e Dodson).
Ti segnalo che l'argomento e' gia' molto dibattuto nel forum, purtroppo con scarsi risultati.
Ti segnalo che l'argomento e' gia' molto dibattuto nel forum, purtroppo con scarsi risultati.
Ultima modifica di omeris il sabato 11 gennaio 2014, 17:54, modificato 2 volte in totale.
Re: perdere in gara
Scusate se mi intrometto ma io credo che il problema che state esprimendo non sia direttamente collegato al biliardo ma ad una corazza di insicurezze personali che poi esplodono "pubblicamente" nel momento in cui il contesto non ci consente vie di fuga.
Mi spiego meglio... nella vita di ogni giorno, eventuali insicurezze possono essere celate o superate grazie al reticolo sociale che ognuno di noi si crea nel corso della sua esistenza.
Un amico, la moglie, la fidanzata ecc. sono lì apposta e alla fine impariamo a convivere con queste nostre carenze ma quando la questione diventa un testa a testa individuale nel quale NESSUNO ci può venire in soccorso (tipo una partita di biliardo in un contesto nel quale ci sono spettatori, giudizi sospesi, aspettative ecc.), zac, scatta la tagliola della tensione negativa perchè sappiamo con certezza che in caso di necessità non ci sarà nessuno che ci possa soccorrere.
Il paradosso in tutto questo è che anche ove fossimo ben disposti e quindi "in forma", se una serie di accadimenti imprevisti (tipo un improvviso recupero del nostro avversario o sue ripetute sculate) dovessero incrinare la debole convinzione appena maturata, noi andremmo a soffrire le pene dell'inferno solo perchè il nostro cervello sta già elaborando la sconfitta.
Se assumiamo come plausibile questa cosa, allora la questione va risolta FUORI dal biliardo perchè esso non è altro che il detonatore o la lente d'ingrandimento di una serie di situazioni intime radicate e sedimentate.
La "cura" va ricercata altrove, secondo me
Mi spiego meglio... nella vita di ogni giorno, eventuali insicurezze possono essere celate o superate grazie al reticolo sociale che ognuno di noi si crea nel corso della sua esistenza.
Un amico, la moglie, la fidanzata ecc. sono lì apposta e alla fine impariamo a convivere con queste nostre carenze ma quando la questione diventa un testa a testa individuale nel quale NESSUNO ci può venire in soccorso (tipo una partita di biliardo in un contesto nel quale ci sono spettatori, giudizi sospesi, aspettative ecc.), zac, scatta la tagliola della tensione negativa perchè sappiamo con certezza che in caso di necessità non ci sarà nessuno che ci possa soccorrere.
Il paradosso in tutto questo è che anche ove fossimo ben disposti e quindi "in forma", se una serie di accadimenti imprevisti (tipo un improvviso recupero del nostro avversario o sue ripetute sculate) dovessero incrinare la debole convinzione appena maturata, noi andremmo a soffrire le pene dell'inferno solo perchè il nostro cervello sta già elaborando la sconfitta.
Se assumiamo come plausibile questa cosa, allora la questione va risolta FUORI dal biliardo perchè esso non è altro che il detonatore o la lente d'ingrandimento di una serie di situazioni intime radicate e sedimentate.
La "cura" va ricercata altrove, secondo me
Ciaooo, Renato
Re: perdere in gara
Renato sei un grande! La tua è un'analisi molto convincente
Ciao
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bracciostorto
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(Cerca: tutti) - Iscritto il: giovedì 29 dicembre 2005, 17:21
- Località: Noicàttaro
Re: perdere in gara
Runus ha scritto:Scusate se mi intrometto ma io credo che il problema che state esprimendo non sia direttamente collegato al biliardo ma ad una corazza di insicurezze personali che poi esplodono "pubblicamente" nel momento in cui il contesto non ci consente vie di fuga.
Mi spiego meglio... nella vita di ogni giorno, eventuali insicurezze possono essere celate o superate grazie al reticolo sociale che ognuno di noi si crea nel corso della sua esistenza.
Un amico, la moglie, la fidanzata ecc. sono lì apposta e alla fine impariamo a convivere con queste nostre carenze ma quando la questione diventa un testa a testa individuale nel quale NESSUNO ci può venire in soccorso (tipo una partita di biliardo in un contesto nel quale ci sono spettatori, giudizi sospesi, aspettative ecc.), zac, scatta la tagliola della tensione negativa perchè sappiamo con certezza che in caso di necessità non ci sarà nessuno che ci possa soccorrere.
Il paradosso in tutto questo è che anche ove fossimo ben disposti e quindi "in forma", se una serie di accadimenti imprevisti (tipo un improvviso recupero del nostro avversario o sue ripetute sculate) dovessero incrinare la debole convinzione appena maturata, noi andremmo a soffrire le pene dell'inferno solo perchè il nostro cervello sta già elaborando la sconfitta.
Se assumiamo come plausibile questa cosa, allora la questione va risolta FUORI dal biliardo perchè esso non è altro che il detonatore o la lente d'ingrandimento di una serie di situazioni intime radicate e sedimentate.
La "cura" va ricercata altrove, secondo me
E come la mettiamo con le occasioni nella quali questa "energìa" è positiva e che capitano alternativamente allo stesso individuo ?
Vedi allegato legge di Yerkes e Dodson
Non hai i permessi necessari per visualizzare i file allegati in questo messaggio.
Re: perdere in gara
omeris, la legge di Yerkes e Dodson è la scusa più banale.
Anzichè andare dallo psicologo e coricarsi nel suo lettino per 5 0 10 e + sedute, porta lo psicologo al circolo per osservarti a giocare con 5 o 10 giocatori diversi. Il responso sarà tutt'altro che la legge di Yerkes.
Bella la versione di Runnus che condivido, ma c'è ne sono molte altre.
Caro omeris; conosco giocatori che come partono in vantaggio sono dei treni ad alta velocita, puoi attaccarci altri mille vagoni e continuano a tirare fino all'arrivo.
Ma... se l'alta velocità la spostiamo su una linea pendolare, dove per ragioni di sicurezza e precedenza deve moderare la velocità.....è un treno perso.
Ciao.
Anzichè andare dallo psicologo e coricarsi nel suo lettino per 5 0 10 e + sedute, porta lo psicologo al circolo per osservarti a giocare con 5 o 10 giocatori diversi. Il responso sarà tutt'altro che la legge di Yerkes.
Bella la versione di Runnus che condivido, ma c'è ne sono molte altre.
Caro omeris; conosco giocatori che come partono in vantaggio sono dei treni ad alta velocita, puoi attaccarci altri mille vagoni e continuano a tirare fino all'arrivo.
Ma... se l'alta velocità la spostiamo su una linea pendolare, dove per ragioni di sicurezza e precedenza deve moderare la velocità.....è un treno perso.
Ciao.
Ultima modifica di Mike il domenica 12 gennaio 2014, 14:59, modificato 3 volte in totale.
Re: perdere in gara
Omeris, credo fermamente al significato più recondito di un aneddoto che mi è stato raccontato da uno statunitense (che non c'è più) che ha fatto la guerra del Vietnam (e che è tornato ridotto a brandelli dal punto di vista psicologico) e che non era il classico marine tutto muscoli ed orgoglio patriottico, anzi...
Lui mi raccontava che in nessun altro contesto come una battaglia aveva potuto notare la VERA essenza di OGNI singolo individuo.
C'erano gli sparatutto, c'erano i razionali, c'erano i caritatevoli, c'erano i buoni e gli immancabili cattivi MA, quando cominciavano a fischiare le pallottole, ma ancor prima, quando cominciava a sentirsi il crepitio dei mitragliatori, beh allora veniva fuori il VERO coraggioso, il VERO altruista, il VERO vigliacco, il VERO stratega, il VERO buono ed il VERO cattivo.
Questo racconto, donatomi con le lacrime agli occhi da uno che ha VISSUTO in prima persona l'esperienza di fare guerra contro fantasmi che apparivano e scomparivano nella giungla e che ha visto tantissima gente fatta a pezzi affianco a lui, è la metafora più cruenta ma anche più esplicita di quello che ho inteso dire prima.
Chi NON GIOCA ma COMPETE sul biliardo (la differenza per me è tutta qui ed è enormemente significativa), quando affronta un avversario è costretto ad aprire la cassaforte della propria essenza individuale (facilissimo invece tenerla chiusa quando si vive la propria quotidianità senza mai "rischiare" più di tanto, come è logico che sia tra persone "normali", forti di convenzioni sociali ed un discreto anonimato derivante dal vivere in mezzo a tanta gente ).
Il biliardo, l'avversario, il pubblico e tutto il resto sono solo dei vettori che ci trasportano ai confini di quella che gli esperti chiamano "zona di comfort" che dovrebbe essere lo stato mentale in cui stiamo più "comodi"... se la situazione congiunturale ci porta FUORI da questa zona, allora cominciano a venir fuori le nostre esperienze, i nostri ricordi (consapevoli o meno) e se riusciamo a trarne beneficio troveremo gratificante non tanto la vittoria quanto la nostra reazione.
Ti è mai capitato di perdere ed essere comunque molto soddisfatto della tua "presenza" sul tavolo?
Se non ce la facciamo proviamo un senso di amara frustrazione che, da quanto incide sul nostro morale e umore, fa dedurre che è MOLTO più importante per noi di quanto sarebbe logico aspettarsi.
Perchè?
Perchè il risultato finale spesso è solo un timbro apposto ad una situazione vissuta all'altezza delle nostre aspettative o meno.
In pratica, forse senza saperlo, ci mettiamo alla prova e questo ragionamento ha un senso nel momento in cui, se non stiamo gareggiando ma stiamo solo giocando contro un avversario meno quotato, il braccio fila via come un TAV ma se stiamo anche SOLO giocando contro uno riconosciuto come più forte di noi, il desiderio di fare l'impresa contro di lui ci può portare di nuovo fuori da quella famosa zona e solo la nostra reazione, a prescindere dal risultato, ci darà l'esatta percezione della qualità della nostra prestazione.
Associamo, in pratica, all'avversario un certo tasso di responsabilità personale... tanto più è scarso, tanto meno ci sentiremo gravati e viceversa (quando giochiamo... quando gareggiamo anche un avversario scarso può alimentare inquietudini per il peso di un'eventuale sconfitta e relativa "caduta" di immagine pubblica e quindi auto-stima).
Forse, se avessimo radici psicologiche più solide, potremmo andare incontro alla vittoria o alla sconfitta riuscendo a tirar fuori sempre e comunque il meglio di quello che sappiamo fare, o no?
p.s.
questa l'ho letta ma la trovo illuminante sull'importanza della "forza mentale"... "sono parecchi i tennisti del circuito che sarebbero in grado di arrivare al 5° set di uno slam contro Nadal, ma rarissimi quello che avrebbero delle chanches di vincerlo, quel 5° set, contro Nadal"
Lui mi raccontava che in nessun altro contesto come una battaglia aveva potuto notare la VERA essenza di OGNI singolo individuo.
C'erano gli sparatutto, c'erano i razionali, c'erano i caritatevoli, c'erano i buoni e gli immancabili cattivi MA, quando cominciavano a fischiare le pallottole, ma ancor prima, quando cominciava a sentirsi il crepitio dei mitragliatori, beh allora veniva fuori il VERO coraggioso, il VERO altruista, il VERO vigliacco, il VERO stratega, il VERO buono ed il VERO cattivo.
Questo racconto, donatomi con le lacrime agli occhi da uno che ha VISSUTO in prima persona l'esperienza di fare guerra contro fantasmi che apparivano e scomparivano nella giungla e che ha visto tantissima gente fatta a pezzi affianco a lui, è la metafora più cruenta ma anche più esplicita di quello che ho inteso dire prima.
Chi NON GIOCA ma COMPETE sul biliardo (la differenza per me è tutta qui ed è enormemente significativa), quando affronta un avversario è costretto ad aprire la cassaforte della propria essenza individuale (facilissimo invece tenerla chiusa quando si vive la propria quotidianità senza mai "rischiare" più di tanto, come è logico che sia tra persone "normali", forti di convenzioni sociali ed un discreto anonimato derivante dal vivere in mezzo a tanta gente ).
Il biliardo, l'avversario, il pubblico e tutto il resto sono solo dei vettori che ci trasportano ai confini di quella che gli esperti chiamano "zona di comfort" che dovrebbe essere lo stato mentale in cui stiamo più "comodi"... se la situazione congiunturale ci porta FUORI da questa zona, allora cominciano a venir fuori le nostre esperienze, i nostri ricordi (consapevoli o meno) e se riusciamo a trarne beneficio troveremo gratificante non tanto la vittoria quanto la nostra reazione.
Ti è mai capitato di perdere ed essere comunque molto soddisfatto della tua "presenza" sul tavolo?
Se non ce la facciamo proviamo un senso di amara frustrazione che, da quanto incide sul nostro morale e umore, fa dedurre che è MOLTO più importante per noi di quanto sarebbe logico aspettarsi.
Perchè?
Perchè il risultato finale spesso è solo un timbro apposto ad una situazione vissuta all'altezza delle nostre aspettative o meno.
In pratica, forse senza saperlo, ci mettiamo alla prova e questo ragionamento ha un senso nel momento in cui, se non stiamo gareggiando ma stiamo solo giocando contro un avversario meno quotato, il braccio fila via come un TAV ma se stiamo anche SOLO giocando contro uno riconosciuto come più forte di noi, il desiderio di fare l'impresa contro di lui ci può portare di nuovo fuori da quella famosa zona e solo la nostra reazione, a prescindere dal risultato, ci darà l'esatta percezione della qualità della nostra prestazione.
Associamo, in pratica, all'avversario un certo tasso di responsabilità personale... tanto più è scarso, tanto meno ci sentiremo gravati e viceversa (quando giochiamo... quando gareggiamo anche un avversario scarso può alimentare inquietudini per il peso di un'eventuale sconfitta e relativa "caduta" di immagine pubblica e quindi auto-stima).
Forse, se avessimo radici psicologiche più solide, potremmo andare incontro alla vittoria o alla sconfitta riuscendo a tirar fuori sempre e comunque il meglio di quello che sappiamo fare, o no?
p.s.
questa l'ho letta ma la trovo illuminante sull'importanza della "forza mentale"... "sono parecchi i tennisti del circuito che sarebbero in grado di arrivare al 5° set di uno slam contro Nadal, ma rarissimi quello che avrebbero delle chanches di vincerlo, quel 5° set, contro Nadal"
Ciaooo, Renato
Re: perdere in gara
Non bisogna preoccuparsi di perdere o del giudizio ma solo di far la scelta giusta e farla al meglio
Re: perdere in gara
E noi stiamo cercando di capire il percorso che porta alla scelta giusta, a come farla al meglio e che alla fine appresentano la sintesi della risoluzione dei problemi che stiamo sviscerando e ricercando
Ciaooo, Renato
Re: perdere in gara
In gara c'è sempre e per chiunque una alterazione.
Quando questa procura abbattimento e frustrazione non e' il mio caso.
Se procura una elevata carica positiva, ben venga.
Quando procura una carica eccessiva gli effetti diventano negativi (pallore, tremore delle mani, difficoltà di calcolo), al punto di non poter giocare, ne' bene, ne' male.
Tuttocio' a prescindere sia dall'avversario che dalle condizioni esterne.
Pur apprezzando tutti i commenti che sono sempre interessanti, domando:
chi sa dire come o cosa si deve fare per mantenere la carica agonistica in un limite positivo, senza che debordi in eccesso negativo ?
x Runus = mi è capitato piu' di una volta di perdere, pur rendendo al mio meglio, ed uscire comunque gratificato e soddisfatto.Per cui non è li il problema, ma in quanto detto sopra.
Quando questa procura abbattimento e frustrazione non e' il mio caso.
Se procura una elevata carica positiva, ben venga.
Quando procura una carica eccessiva gli effetti diventano negativi (pallore, tremore delle mani, difficoltà di calcolo), al punto di non poter giocare, ne' bene, ne' male.
Tuttocio' a prescindere sia dall'avversario che dalle condizioni esterne.
Pur apprezzando tutti i commenti che sono sempre interessanti, domando:
chi sa dire come o cosa si deve fare per mantenere la carica agonistica in un limite positivo, senza che debordi in eccesso negativo ?
x Runus = mi è capitato piu' di una volta di perdere, pur rendendo al mio meglio, ed uscire comunque gratificato e soddisfatto.Per cui non è li il problema, ma in quanto detto sopra.
Re: perdere in gara
Alla fine della partita poniamoci un pò di domande
Ho giocato male?
Lui è più bravo??
Se avessi fatto filotto almeno una volta su dieci magari avrei vinto
Se avessi scelto di tirare un passaggio invece di un giro a tutto bigliardo...
Non voglio ricominciare con le polemiche ma la domanda iniziale parte da un presupposto che non mi piace e cioè che lo sconfitto è + BRAVO DI CHI HA VINTO
Se poi devo rispondere alla domanda nella sua forma più semplice dico NO non conosco nessun giocatore fortissimo che perde in gara.
Se è fortissimo vince
Ho giocato male?
Lui è più bravo??
Se avessi fatto filotto almeno una volta su dieci magari avrei vinto
Se avessi scelto di tirare un passaggio invece di un giro a tutto bigliardo...
Non voglio ricominciare con le polemiche ma la domanda iniziale parte da un presupposto che non mi piace e cioè che lo sconfitto è + BRAVO DI CHI HA VINTO
Se poi devo rispondere alla domanda nella sua forma più semplice dico NO non conosco nessun giocatore fortissimo che perde in gara.
Se è fortissimo vince
Re: perdere in gara
quella curva mi ha illuminato perche ha dato un nome alle cose.
Prima partita di batteria sono sicuramente ipercarico tanto che mi trema la mano destra di contro sono molto preciso.
Seconda partita incomincio la fase discendente della curva, la mano non mi trema ma sbaglio di piu'.
Finale di batteria quasi scarico nessun tremore sbaglio un filo di meno ma non ho la fame di vincere.
Ho sempre cercato di combattere il leggero tremore ora dopo la famosa scoperta della curva lo voglio come alleato.
Prima partita di batteria sono sicuramente ipercarico tanto che mi trema la mano destra di contro sono molto preciso.
Seconda partita incomincio la fase discendente della curva, la mano non mi trema ma sbaglio di piu'.
Finale di batteria quasi scarico nessun tremore sbaglio un filo di meno ma non ho la fame di vincere.
Ho sempre cercato di combattere il leggero tremore ora dopo la famosa scoperta della curva lo voglio come alleato.
Re: perdere in gara
Molte cose giuste nelle risposte,vorrei però dare un consiglio che nel mio caso ha risolto il problema:Fiori di Bach. Medicinale omeopatico che lascia lucidi e sereni,toglie ansie ed emozioni permettendo di giocare ed esprimere la massima potenzialità. Costa 13€ in farmacia ed è a base di ruhm(che non guasta)4 gocce sotto la lingua e vedrete la differenza. Buona garuffa a tutti.
Re: perdere in gara
Fare la scelta giusta è una decisione tecnica e strategica
Non credo serva una 'carica ' ma esser sereni e fare al meglio quello chè si sa..
Non credo serva una 'carica ' ma esser sereni e fare al meglio quello chè si sa..
Re: perdere in gara
Rik ha ragione ma voglio specificare che non si tratta di una 'carica' ma di un prodotto che usano anche gli studenti per meglio sopportare stress e ansie da esami,comunque potete informarvi da qualsiasi medico. Saluti.
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