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sbracciata

Tecnica, tattica, sistemi e materiali di gioco

Messaggioda fabrisoft » domenica 12 settembre 2004, 23:03

[quote]se poi consideriamo che forse l'80% dei tiri si eseguono con steccata "alungata"...,   [/quote]
innanzitutto ringrazio "la Bibbia" (Luigi), è sempre un grosso... e poi vi chiedo: secondo voi quali tiri vanno eseguiti con steccata allungata, quali assolutamente no e in quali questa scelta dipende da situazioni particolari?
grazie a tutti, ciao
fabrisoft
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Messaggioda sinonparet » lunedì 13 settembre 2004, 0:59

Ciao fabrisoft. Io + che un elenco di quali tiri sono da eseguire con steccata allungata e quali no, partirei da + a monte. Per quanto mi riguarda allungo la steccata per un preciso motivo e cioè affichè l'effetto impartito alla battente si trasferisca all'avversaria e questa lo mantenga tale fino a fine corsa, annullando eventuali effetti contrari dovuti all'urto sulle sponde. Di contro, non allungo quando voglio che l'effetto impartito venga perso rapidamente dall'avversaria dopo l'impatto con battente e successive sponde. A mio avviso, il campo di prova ideale per testare quanto sopra descritto è il tiro di raddrizzo o alcuni tipi di giro. Nn so che ne pensano gli altri, ma vedrai che presto troverai anche i loro pareri e consigli. In merito al discorso di Luigi, invece devo fare ammenda almeno per quanto riguarda la fase post steccata, perchè con molta sincerità, pur nn essendomi mai cronometrato, sò di certo che il mio tempo di pausa nn è di 5 secondi e, a voler fare l'ottimista, arriverei a 3''....
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Messaggioda Mike » lunedì 13 settembre 2004, 1:27

Fabrisoft, allungata o accompagnata, si penso che usiamo termini diversi ma la sostanza sia la stessa. Oltre al topic di Sinon che condivido pienamente, aggiungo, la uso sui colpi a scorrere (in testa) e sopratutto quando voglio far percorrere un percorso più lungo alla battente.
La si usa sui retrò dove serve molta penetrazione. (qui sicuramente accenderò un miccia, vediamo come butta)
Ciao.
Mike
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Messaggioda lupomarino » lunedì 13 settembre 2004, 9:46

[quote]...Durante i movimenti del brandeggio e incluso durante la steccata... muoviamo lo sguardo..., l’avambraccio, il polso e la mano..., però una volta effettuato l’attacco GIOCATORE e STECCA DEVONO RIMANERE IN POSIZIONE “CONGELATA”, come minimo per almeno 5 secondi. [/quote]
Ciao a tutti,
sono perfettamente d'accordo con quanto scritto da Luigi e altri su questo interessantissimo argomento. La percentuale d'errore aumenta considerevolmente in presenza di ALZATE repentine e ... ne so qualcosa. Infatti è uno dei miei "nei" biliardistici che emerge soprattutto quando sono stanca o poco allenata (quanto è importante la concentrazione).
Ma... ci sono movimenti negativi e movimenti positivi. O meglio fra i movimenti possibili ci sono quelli che non influiscono negativamente ma semplicemente ENFATIZZANO il gesto appena compiuto producendo un effetto di FALSO SCOPO come direbbe qualcuno. E cioè, MARCANDO il movimento si evita di farne uno sbagliato.
Quelli che come me hanno avuto il piacere e la fortuna di vedere il GRANDE VECCHIO in azione hanno capito a cosa mi riferisco e magari potranno spiegarvelo meglio...volete?
buona giornata
lupomarino
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Messaggioda luigi » lunedì 13 settembre 2004, 10:26

Ciao Rino, tre secondi possono essere insufficienti, però sempre meglio che “alzarsi di scatto”. Dato che, come dice lo spagnolo, su questa pratica si sbaglia sempre per “difetto” e mai per “eccesso”, la cosa migliore per essere certi di non “sbagliare”, è quella  di auto-imporsi di stare giù finché le bilie non si sono fermate o, al massimo, iniziare ad alzarsi “lentamente”, quando le stesse stanno percorrendo gli ultimi centimetri della loro corsa. In questo modo si elimina la possibilità di sbagliare per “difetto”. Prova a farlo la prossima volta che giochi con un amico, concentrati solo su quella particolarità, anche se facendolo, visto che si tratta di una procedura non abituale, è probabile che diversi tiri forse li sbaglierai, perché appunto la Tua attenzione è rivolta non sulle bilie, ma su te stesso. Se sbagli poco importa in quanto stai giocando con un “amico”, comunque, se dovessi fare l’indovino azzarderei la previsione che di tiri non ne sbaglierai poi tanti, anzi forse ti accorgerai che molti li esegui anche meglio. Prova e poi facci sapere com’è andata. Un ultimo consiglio, visto che giochi con un amico, se vuoi che rimanga “tale”, prima di iniziare spiegagli esattamente il perché dell’atteggiamento che terrai, in quanto lo stare sul tiro, oltre che essere una pratica che consente una migliore perfezione esecutiva, ha la prerogativa (quale effetto collaterale) di “mettere sotto pressione l’avversario”, il che, se fatto in gara, può rivelarsi un’arma in più, ma, capisci, con un... Amico? Dico un’arma in più, però assolutamente legale e corretta, non è come il “tirare” o lo “sbattimento”, che tanto corretti non sono e che non creano “pressione” sull’avversario, quanto un grande giramento di palle (utile anch’esso, ma ottenuto scorrettamente, mentre la pressione è utile e ottenuta in modo corretto). Stabiliti i parametri dell’esperimento, Ti chiedo di fare da cavia per un’altro test. Prima di giocare la partita di prova (di cui sopra), giocane una nel Tuo modo abituale e, durante la stessa, fai caso su quali tiri rimani più a lungo “sul tiro” e quali meno. Anche qui azzardo un’ipotesi: Rimarrai sul tiro molto più a lungo eseguendo quelli “indiretti” che non su quelli “diretti”. Se sarà così, interrogati sul perché e chiediti anche se sia giusto. Ti pare forse che, nell’economia della partita all’italiana, i tiri più importanti, quelli ove occorre la massima “attenzione”, la massima perfezione nella meccanica esecutiva, siano quelli di calcio? Non credo proprio che Tu possa avere questa convinzione. E allora, perché ci metti più cura nel tirare gli indiretti e invece giochi i diretti, se non pressappoco, almeno con troppa... “non curanza” ?
Attendiamo esiti dei test.
Ovviamente l’invito a fare le prove suddette è esteso anche a Tutti gli altri, più siamo e più l’esito ha consistenza statistica.
Ciao
PS Verissimo quanto dice l'Amica Lupo, i movimenti cui accenna sono da considerarsi quali componenti tecniche che il giocatore inserisce volutamente col preciso intendo di ottenere ben determiante risultanze. Fanno cioè parte della tecnica esecutiva e niente hanno a che vedere con altri movimenti che invece con la tecnica nulla centrano ed, anzi, ne troncano l'armonia.



Scritto Da - luigi on 13 Settembre 2004  10:29:13
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Messaggioda Claus72 » lunedì 13 settembre 2004, 15:48

Avrei un sacco di cose da scrivere ma ora non ho tempo, comunque, tanto per fare un po' di casino, vi lascio con un brano della dissacrante introduzione fatta da Robert Byrne nel suo libro "Advanced technique in pool and billiards".

Le basi - fatti e fantasie
Cosa si suppone che il povero studente del gioco debba fare quando i propri esperti si contraddicono l'un l'altro non solo su concetti avanzati ma sulle basi? A uno verrebbe da pensare che dopo 200 anni ci dovrebbe essere un accordo su come impostarsi o sul come impugnare la stecca ma non è questa la situazione. I giocatori non si mettono d'accordo neppure sul tipo e dimensioni della stecca da usare.
Se state cercando di migliorare il vostro gioco ricordate i seguenti fatti: non tutti i buoni giocatori sono buoni insegnanti; alcuni ottimi giocatori sbagliano sul come ottengono i loro risultati; quello che funziona per un qualsiasi giocatore può non funzionare per voi e il fatto che qualcosa sia detto da un gran giocatore o autorità non vuol dire che sia vero.
In altre parole, prendete anche quello che dico IO con le molle. Dovete sviluppare il vostro stile di gioco, il che vuol dire trovare quello che funziona per voi. Il punto sembra così ovvio che sembra inutile enunciarlo. Osservate 50 giocatori di classe mondiale in un torneo e vedrete una gran varietà di impostazioni, impugnature, sbracciate, eppure gli insegnanti continuano a dire che lo studente deve impostarsi ed impugnare la stecca in un certo modo e usare un certo tipo di steccata. Assurdo!
La posizione del corpo: Scordatevi tutte quelle cose circa affrontare il tiro con una mano sulla cintola, fare mezzo passo n avanti, ruotare 45 gradi, eccetera. Mettetevi come volete, basta che stiate comodi e che un occhio sia sopra la stecca. Se vi si deve correggere per mettere un occhio sopra la stecca, siete un caso senza speranza e dovreste darvi al bowling. Alcuni buoni giocatori flettono le ginocchia, altri tengono le gambe tese e separano molto i piedi; altri bilanciano il peso sulle gambe, altri ne mettono di più peso sul piede avanzato; alcuni mettono un po' di peso sulla mano ponticello, altri no, alcuni si mettono di profilo, altri tengono le spalle verso il tiro. Cosa dovete fare? Qualsiasi cosa sentiate che vada bene. Non esiste una forma corretta di impostarsi.
Comunque noterete che tutti i professionisti dello snooker, che giocano un gioco dove la precisione è fondamentale, si abbassano tanto da toccare la stecca con il mento. D'altro canto i campioni delle 3 sponde, che devono fare i conti con carambole e angoli di uscita, stanno molto più eretti. Questa osservazione mi ha portato a pensare che i giocatori di pool, che hanno bisogno di un tiro molto preciso, devono abbassarsi e mirare con la stecca come se fosse un fucile, come fanno i giocatori di snooker. State sbagliando tiri che normalmente fate? Siete nel pallone? Provate a chinarvi un po'. Per pigrizia o per stanchezza i giocatori spesso non si piegano tanto come dovrebbero.
Il ponticello : Tutto quello che dovete fare è creare un supporto per la stecca che permetta muoversi avanti e indietro senza dondolare da una lato all'altro. Sta a voi trovare una forma confortevole per mettere le vostre dita. Solo quando si deve tirare forte o si usa molto effetto è necessario usare un ponte ad anello. Per la maggioranza dei tiri un ponticello a V è sufficiente e forse pure un vantaggio visto che tutto il puntale è visibile per mirare. Harry Sims ha uno stretto e solido ponticello ad anello ma il suo indice si apre a molla al momento dell'impatto - ciò dovrebbe essere considerato una debolezza ed è qualcosa che non insegnereste a uno studente - ma questo non gli ha impedito di vincere due volte il campionato nazionale di carambola.
L'impugnatura : Ci deve essere spazio tra la stecca e le vostre dita? Dovreste sostenerla con solo due dita o con tutte e cinque? Il polso deve essere sciolto o rigido? C'è gente che mi scrive e telefona per chiedermi queste cose. Impugnate la stecca come vi risulti comodo e ignorate ogni altro consiglio, compreso il mio. Il californiano Jim McFarlane, un terrore ai tempi in cui era conosciuto come "Whitey [Bianchetto] il venditore di birre", sostiene sempre la stecca all'estremo del calcio, il che non vuol dire che non vi possa spennare. Un certo numero di ottimi giocatori di pool e carambola, Al Gilbert tra questi, usano una "presa a scivolo", dove la mano cambia impugnatura prima di premere il grilletto. Alcuni giocatori un polso flessibile o addirittura a frusta, mentre altri lo tengono rigido. Un tizio in Kentucky mi scrisse per chidermi se avessi mai sperimentato la presa a "scivolo invertito", dove la stecca è quasi lanciata contro la biglia. La risposta è no.
Tutto questo mi suggerisce che l'impugnatura non è così importante come si è cercato di stabilire. Qualsiasi impugnatura può funzionare.
La steccata : Un sacco di mitologia circonda la steccata. Alcuni giocatori credono che impossibili, mistici effetti sono possibili con una steccata o un'altra. Il polso morbido, si dice, farà fare alla battente una cosa mentre il polso rigido sullo stesso tiro le farà fare un'altra. Non è vero. Una lunga penetrazione fa una cosa, una steccata trattenuta un'altra. Falso. Usa una presa stretta qui, una sciolta là, tira con il polso qui, con la spalla qua, piega il polso qui, ruota la stecca qua. Per carità!
Ecco i fatti, e non vi mentirei su qualcosa così importante. Nella formule fisiche che descrivono il movimento delle biglie e le loro collisioni, non ci sono coefficenti o fattori per polsi, impugnature o steccate. Non sono necessari. La battente si muove sul tavolo con una certa velocità, rotazione e direzione, e questo può essere applicato con qualsiasi tipo di steccata o impugnatura. Alla battente non gliene frega niente di quello che pensate quando la colpite, o se il vostro polso è rigido o rilassato - tutto quello che "lei sa" è dove il cuoietto la colpisce e con che forza. Che pieghiate il polso o tratteniate la steccata o blocchiate il polso o allungate non fa nessuna differenza per la battente.
Consideriamo la penetrazione. Il contatto tra il cuoietto e la biglia è quasi istantaneo. Una volta la battente abbandona il cuoietto non importa quello che fate con la stecca. Quando l'istante del contatto è passato non avete più controllo sulla battente. L'unica ragione per insegnare agli studenti di penetrare la biglia è perchè li aiuta a muovere la stecca in modo appropriato. Una volta imparano a colpire la biglia non è più importante se allungano la steccata o no. Ma non c'è neppure una ragione particolare per cui non dobbiate allungarla, a meno che ci siano biglie da evitare. una volta che la stecca è lanciata in avanti trattenerla diventa uno spreco di energie.
Potete effettuare brandeggi rapidi o lenti, potete fare una pausa sul ponticello o sulla biglia o non farla per niente. Come per le altre cose basilari avete un ampio spettro di stili accettabili da scegliere. Trovate quello che vi va bene e non lasciate che un maestro cerchi di trasformarvi in un suo clone.

Il testo continua, la seconda parte verrà questa notte...se non me ne vado a giocare. Ciao
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Messaggioda billy » lunedì 13 settembre 2004, 16:42

Peccato che tutto: posizione del corpo, ponticello,impugnatura,pressione,inclinazione,penetrazione ecc. concorrano ad ottenere un moto radente o volvente e che questo abbia grosse implicazioni sia nelle traiettorie che nelle conseguenze dopo l'urto.
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Messaggioda sinonparet » lunedì 13 settembre 2004, 17:55

Spesso le risposte di Billy somigliano a quelle di Rubia: una volta in un dibattito mediato da Bruno Vespa a proposito dei vantaggi economici derivanti dall'uso dei superconduttori, placò l'entusiasmo dei presenti con un "sì, tutto sommato si guadagnerebbe quello 0,3% che se rapportato ai costi necessari per adeguare le  tecnologie, avremmo un pareggio fra circa 100 anni"..... Nello studio calò il silenzio che era un pò come dire " a saperlo prima risparmiavamo anche i costi di 'sta trasmissione!!!"
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Messaggioda luigi » lunedì 13 settembre 2004, 18:49

Premesso quanto già detto circa il fatto che, a mio avviso, l'unica cosa certa nel gioco del biliardo è che... "non vi è niente di certo", il che potrebbe in qualche modo avvalorare la tesi di Byrne e premesso che prima di intervenire dovrei aspettare la seconda parte, però leggendo completamente la prima devo dire che su un sacco di cose non sono per niente d'accordo. Una per tutte, almeno per ora, ma l'elenco sarebbe lungo, prendiamo il "difetto" di Harry Sims, ebbene il nostro Niky Cammarata ha lo stesso identico comportamento, anche lui apre l'indice a molla facendo l'occhiello. Qualche mese fa mi capitò di assistere ad una finale di gara vinta proprio da Niky, ebbene era mia intenzione, se mi fosse capitata l'occasione propizia alla fine delle premiazioni, di dirgli che quella abitudine, a mio avviso lo penalizzava parecchio, infatti durante la stessa partita di finale, in una occasione in cui bateva un tiro di potenza, avendo la mano in appoggio sulla sponda con ponte ad occhiello, gli era partita una mazzata totalmente sballata, col risultato di prendere palla per un soffio, anzichè piena, e solo l'intervento divino (il segno di chi quella sera deve vincere) aveva impedito che si producesse in una bevuta colossale, tra l'altro ampiamente meritata. Per me, che osservavo la sua azione, era stato assolutamente chiaro che l'errore così macroscopico era da imputarsi a quello scatto dell'indice, in quanto quel movimento repetino aveva pregiudicato tutta la coordinazione della sbracciata. Naturalmente, così come dice Byrne di Sims e dei suoi due campionati vinti, qualcuno potrà dirmi: "Guarda che Cammarata quella gara l'ha vinta e che ne ha vinte anche tante altre e che ha vinto anche vari campionati italiani...". Verissimo, ma la mia risposta è molto semplice: "E quanti ne ha... persi?" "E quanti di quelli persi magari li avrebbe vinti senza quel difetto dell'indice "scattante"?" Per certi versi il discorso di Byrne fila, specialmente sulle discordanze che emergono dal confronto comparato fra i comportamenti dei vari giocatori e fors'anche nel dire che tutto funziona se... "funziona", ma il problema è: ... e se... "NON" FUNZIONA???
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Messaggioda sinonparet » lunedì 13 settembre 2004, 20:11

Anche io nn sono in accordo su quanto dice Byrne e credo che ognuno di noi, esercitandosi con la stessa posizione,   con banali e semplici prove, possa avere testimonianza di come impostazione,ponticello, penetrazione della battente, rigidità nell'impugnatura, e via di seguito determinino reazioni assolutamente diverse delle biglie. Accetto in toto invece quanto afferma a proposito della soggettività dell'impostazione e anche in questo caso, come sopra, si può facilmente riscontrare come nn tutti si possono adattare a posizioni che si addicono ad altri giocatori.
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Messaggioda Claus72 » lunedì 13 settembre 2004, 21:30

Mi sembra che si sia un po' frainteso il senso di quanto dice Byrne, non mi sembra che Byrne dica che nulla di tutto ciò è importante, piuttosto mi sembra che dica che ci sono diverse strade per raggiungere gli stessi risultati...e mi sembra che su questo nessuno di noi possa discutere, gli stessi esempi da lui citati lo attestano e ce ne sono altri. Già citai Carlos Hallon, dalla Florida, e uno di qui anche, "Cuqui" Garrido, che impugnano la stecca con i polpastrelli dell'indice e del  pollice e sono ottimi giocatori in grado di fare tutto quello che facciamo noi più ortodossi.
E così come questi ce ne sono tantissimi altri.
Mi sembra che a quello che Byrne si oppone è alle ricette facili e invita all'investigazione e sperimentazione...il che non mi sembra una cattiva cosa.
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Messaggioda Ryno » lunedì 13 settembre 2004, 22:42

[quote]
Mi sembra che a quello che Byrne si oppone è alle ricette facili e invita all'investigazione e sperimentazione...il che non mi sembra una cattiva cosa.
[/quote]
Quote
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Messaggioda luigi » lunedì 13 settembre 2004, 23:56

L'invito all'investigazione ed alla sperimentazione è sicuramente validissimo, anzi di assoluta primaria importanza perchè, proprio per la singola soggettività di ognuno, non è realistico che uno si imposti, impugni, sbracci, seguendo unicamente i dettami di qualcuno, sia pur esso un super titolato, senza verificare, appunto ragionando e sperimentando, se quei dettami sono a lui confacenti sulla base della "sua" soggettività. Ma non è nemmeno realistico che uno si imposti, impugni, sbracci, così come gli butta, solo perchè le soggettività degli altri sono diverse fra loro o perchè tanto che la palla la si tocchi così o cosà, poco o nulla cambia. Questo mi sembra un banalizzare le cose e mi fa tanto più meraviglia che a sotenerlo siano uno che è conosciuto e rispettato a livello mondiale proprio come un grande esperto e tecnico del gioco. Diamine, ha scritto un sacco di libri per spiegare le mille sfaccettature del gioco e le infinite variazioni che un gesto anzichè un'altro possono povocare e poi minimizza il tutto, quasi riportandoci ai primordi quando il tutto consisteva nello spingere una palla su di un campo con una mazza ricurva. Oddio, posso anche aver frainteso, ma cosa posso pensare quando parlando della steccata dice che: "Alla palla battente non gliene frega nulla se quando la toccate avete il polso rigido o rilassato. Che pieghiate, che blocchiate, che allunghiate o che tratteniate, per la battente fa lo stesso..." e che cavolo, ma allora se è così, la differenza fra uno bravo ed uno scarso, dove sta? Aspettiamo la seconda parte e poi vedremo... magari ce lo dice.
In gni caso Claus, ti ringrazio vivamente per aver inserito quel capitolo del libro, dato che sin'ora di quel: "The Fundamentals - Facts and Fantasies", l'unica cosa che capivo era il titolo: "I fondamentali - Fatti e Fantasie", per il resto erano solo segni neri su pagine bianche. Apetto quindi con ansia il seguito, che, se non sbaglio, dovrebbe partire da: "What really counts.", il cui significato, se questa sera sei andato a giocare (del che non ti biasimo) ancora per qualche giorno rimarrà: segni neri su fogli bianchi. Ciao e Grazie.
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Messaggioda Claus72 » sabato 18 settembre 2004, 16:05

Ed eccomi finalmente con la seconda parte del testo di Byrne.

Quello che conta veramente, sebbene una buona tecnica di base sia innegabimente importante, altri fattori sono ancora più importanti per raggiungere i massimi livelli. Cosa ci vuole per diventare un campione? Ecco solo alcune delle cose che dovete avere: nervi saldi; buona mira; buona coordinazione occhio-mano; intelligenza sufficiente per imparare come anlizzare al meglio un gruppo di biglie; una buona memoria per imparare dai vostri errori; una capacità innata per capire quando attaccare e quando difendere (il che vuol dire essere capaci di valutare percentuali su ogni tiro); una spietata passione per la competizione; una voglia così grande di migliorare che vi svegliate pensando a tiri e movimenti; una voglia di vincere così forte che una sconfitta vi rode per ore o giorni; l'abilità di concentrarvi mentre mirate (invece di eseguire i movimenti per mirare); la disciplina per allenarvi intensamente; il desiderio di mettere tutto il resto in un secondo piano - specialmente quando siete ancora adolescenti; e un'immaginazione che vi permetta di venir fuori con soluzioni creative a problemi che non avevate mai visto.
Una volta raggiunto il vertice vi potrete rilassare e prestare un po' di attenzione a trivialità tipo la famiglia o la carriera. Per arrivare lì ci vuole tempo e dedicazione. Ci vuole molto di più che cambiare la stecca o trovare una nuova posizione per il polso.
Alcuni degli ingredienti, come occhi, nervi, coordinazione, intelligenza e immaginazione, sono parte del fardello che vi portate appresso fin dalla nascita non si possono migliorare con insegnamenti o pratica. Mi spiace.
La mia intenzione rispetto alle basi è quella di incoraggiarvi a sviluppare il vostro stile di gioco senza scimmiottare sommessamente un maestro. Uno studente si lamenta "Non posso credere che lei pensi che la steccata non è importante".Per carità! Una buona steccata è assolutamente essenziale, questo è chiaro anche per me. Cosa non mi è chiaro è cosa costituisce una buona steccata. Dovreste adottare la presa-a-pompa, e lo stile traballo-barcollo di Efren Reyes? Il fluido e classico stile di Ralph Greenleaf? La presa a scivolo di Ray Kilgore o Al Gilbert? La solida compattezza di Raymons Ceulemans? Il deliberatemente lento approcio di Bud Harris? La graziosa impostazione col bracciolaterale del giovane Willie Hoppe?
Con una tale varietà di stili tra cui scegliere è impossibile determinare quale sia il migliore per qualsiasi giocatore in particolare. Tutto quello che ci vuole per il volo ad alta quota è abilità per colpire la battente con precisione nel punto esatto, nella direzione corretta e con la velòcità giusta. Come lo fate è cosa vostra. Mi piacerebbe poter dire che una cosa che hanno in comune tutte le buone steccate è l'assenza di salti e scosse dal brandeggio fino al colpo, ma ci sono eccezioni anche a questo. Io conosciuto un magnifico "hustler" che si era riuscito a far semprare la sua steccata storta. Altri, per sembrare fortunati invece che bravi, preparano il tiro con colpo centrale e applicano l'effetto solo al momento dell'impatto, e questo richiede una scossa della stecca. (questa mossa può essere stata usata da Jack Carr, considerato lo scopritore dell'effetto, in Inghilterra nei primi anni del secolo scorso. Vedere Roberts on billiards, di John Roberts, 1869, pagina 68.)
Come fa, chiede un tormentato lettore, Mike Massey a far saltare la battente al di sopra di una biglia e riuscire a farla retrocedere lungo tutto il tavolo? Quale è il suo segreto meccanico? Il segreto si chiama talento. Lui ha il dono di colpire la biglia fuori dal centro con precisione e potenza esplosiva, insieme alla conoscenza di cosa ci vuole per il tiro e la coordinazione mano-occhio per realizzarlo. Queste cose di solito vengono aggruppate sotto il nome di "tocco". Ci sono migliaia di cose che un giocatore può imparare, ma il tocco, il talento e il genio sono cose innate.

Il testo continua, ma si tratta più che altro di aneddotica e mitologia del pool, non che abbia scarso valore, ma ora non ho tempo per tradurre anche quello.

Ciao a tutti
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Messaggioda Mike » sabato 18 settembre 2004, 17:18

Claus, arrivi tardi, potevi dirmelo 20 anni fa che dovevo avere le qualità di tizio, caio o sempronio. Insomma, fra quattro arrivo al mezzo secolo d'età e tu arrivi ora a bisbigliarmi nelle orecchie" non c'è niente da fare, ritirati.
Vedendo il filmato di Semih mi sentivo piccolo piccolo, ma ora mi fai sparire.
Vabbè, fingerò di non aver letto nulla, perchè io questo gioco non lo mollo.
Ciao.  :)
Mike
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