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IN TESTA...ma davvero?

Tecnica, tattica, sistemi e materiali di gioco

Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda luigi » mercoledì 19 febbraio 2020, 11:47

A proposito di “colpo”, nel suo libro Riccardo Belluta, chiude il capitolo dedicato al “Modo di colpire le bilie”, con queste testuali parole:
“…… Abbiamo spiegato quale punto della bilia deve essere colpito dalla stecca e quali sono gli attacchi, in relazione ai diversi effetti che si devono ottenere; però c’è molto di più. C’è il "sentimento", che è qualcosa che non può essere spiegato. E nell'impossibilità di riuscirci l’autore ha chiesto di spiegarlo ad alcuni famosi giocatori e campioni. La loro risposta è stata caratterizzata da frasi come queste: “è qualcosa che bisogna sentire”, “si deve saper dominare la bilia”, “bisogna colpire la bilia con temperamento”. Tutte questa parole in realtà non significano niente. O forse sì, perché capire di dover fare una cosa in un determinato modo, ma non saperne spiegare il motivo, è solo sinonimo di sentimento”….

A suo tempo, quando lessi questo scritto, in un primo momento rimasi un poco perplesso (da uno come Belluta forse mi aspettavo qualcosa di più), poi però, riflettendoci, in fondo Riccardo dice una cosa vera. Si può anche tentare di spiegare e razionalizzare un gesto o i vari gesti, ma il “come” colpire la bilia è più un fatto che deriva dal cuore e dalla… “pancia”, che non dal cervello. In fondo colui che Gli rispose “è qualcosa che bisogna sentire” è andato assai vicino alla realtà. Tanto è che, personalmente, sono arrivato alla conclusione che nelle varie fasi di preparazione dell’attacco palla, le “pause” sono forse più importanti dei gesti veri e propri del brandeggio, in quanto è nelle pause che si “sente” il tiro. In quei brevi istanti in cui la stecca è “immobile” si acuisce e focalizza in noi il feeling (cuore e pancia) con ciò che vogliamo ottenere. Opinione personale… ovviamente.

La steccata con “meccanica ascendente” (come la definisce Vitalotti), cioè “fare l’altalena con la stecca” (gomito che fa “up and down”), è un modo di colpire che può avere risvolti interessanti. Specialmente negli attacchi palla dal centro in su. Certo che, trattandosi di un gesto alquanto “ampio”, per farlo al meglio è indispensabile (o quantomeno utile) che: postura, ponte, impugnatura, brandeggio, tempismo (timing) siano ben messi e perfettamente coordinati e sincronizzati.
Comunque, se tutto funziona al meglio, ne può venir fuori una buona steccata.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda ggac » mercoledì 19 febbraio 2020, 13:20

MI trovo assolutamente d'accordo, e vedi un poco, con quanto detto da Belluta, magari traducendo quel "sentimento" con un insieme di doti meccaniche e muscolari, biomeccaniche per riunirle in un bel parolone, che costituiscono la base del talento di chi riesce naturalmente a dominare la bilia.
Per quel che riguarda le pause durante il brandeggio, meglio, la pausa nell'ultimo brandeggio prima di tirare, vivo una situazione contraddittoria perché più di una volta mi sono state additate come un errore che dovrei correggere, ma che a me serve come un ultimo controllo per poter sbagliare in maniera cosciente :D
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda VITALOTTI » mercoledì 19 febbraio 2020, 15:23

Sempre interessante, Luigi. Quello dell'anima è un risvolto che esiste, la "corrispondenza d'amorosi sensi" : io sento che quel tiro ce l'ho, col mio braccio la mia testa e il mio cuore ed in tal caso, bando al galateo dell'oxfordiano modello.
Ovviamente non posso esulare da certe meccaniche fisiche: non posso mai realizzare un fermo bilia se colpisco a ore 12.
Quanto alla meccanica ascendente volevo far riferimento solo al colpo in testa col suggerimento "alla Gomez" riportato da Maurizio Cavalli; un "climbing movement" che intendo "in salita/ascendente" SOLO nell'ultimo brandeggio stando bene attenti a non finire in zona steccaccia.
L'altalena cui fa riferimento Luigi è una caratteristica (a mia memoria il più "altalenante" che ricordi era Nocerino) che contraddistingue l'intera fase di preparazione al tiro dal primo all'ultimo brandeggio e secondo me pure qui è questione di sentimento: le oscillazioni teoricamente vanno a complicare l'esecuzione a meno che tu non le abbia dentro, di natura (o dopo una costante e affinata applicazione) e allora possono venirne liete sorprese. Nocerino per me era fantastico in questo
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda luigi » mercoledì 19 febbraio 2020, 16:23

ggac,
lascia perdere quando Ti dicono di non fare le pause. Invece, guarda qualche filmato di Pool e Snooker. Non crederai che “quelli” siano degli… sprovveduti?. Lì le pause le fanno eccome. Poi ci sono pause e pause. Ci sono quelle leggerissime ad ogni singolo movimento di… “va e vieni” (buone, ma non basilari), c’è quella più lunga con la stecca vicino alla battente prima di iniziare gli ultimi due movimenti di “ritrazione – lancio” (da fare (a mio parere) assolutamente. Infine c’è quella al culmine dell’ultimo movimento di ritrazione, prima del lancio in avanti della stecca. Nello Snooker è molto pronunciata, nel Pool un poco meno (tanto che la chiamano “hesitation”), comunque, per quanto breve è sufficiente per ottenere una migliore elasticità al successivo movimento di lancio.

Le prime, come dico, non sono basilari, comunque io le farei, magari anche solo una… esitazione.
La seconda, decisamente “lunga”, la ritengo fondamentale. In quegli istanti si fanno un sacco di cose. Riesame che tutto è a posto, focalizzazione, concentrazione, feeling (“sentire” il tiro), accuratezza nella mira e sul punto di attacco della battete, ecc. ecc..
Osserva bene i bravi e vedrai che tutti la fanno. Chi, più o meno lunga, ma la fanno.
Per la terza invece la cosa è un poco più problematica, non perché abbia controindicazioni, ma perché non rientra nelle nostre abitudini, a differenza dello Snooker (ove è “tassativa”) e nel Pool dove, anche se più breve (“hesitation”, appunto) c’è comunque.
Quest’ultima ha, solo in parte, le motivazioni della seconda (riesame, feeling ecc.), quanto invece una ben precisa ed importante motivazione di carattere prettamente… “fisiologico”.
Certo che per chi non si è mai abituato a farla acquisirla è ostico. Richiede mesi di ferrea autodisciplina, con l’aggravante (fatica e delusione a parte) di un inevitabile periodo di scadimento nel gioco. Se però si riesce ad inserirla nella propria memoria muscolare, parte una steccata che per: elasticità, scioltezza e perentorietà è una… “bomba”.

Vitalotti, concordo, "l'altalena" se non fatta come si deve (e qui "natura" ed "abitudini" entrano ampiamente in campo) può riservare amare sorprese.
Concordo anche che il compianto Vitale era Fantastico in molte cose. Anche come Persona. Peccato averlo perso troppo presto.
Ciao
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda ggac » mercoledì 19 febbraio 2020, 19:56

:D  :D  :D  :D  :D  :D  :D
La prendo come una benevola autorizzazione per mandare a stendere il "tecnico" di turno.
Poi un giorno aprirò un post proprio su la "stance" dello snooker...
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda luigi » giovedì 20 febbraio 2020, 13:09

(quote) Quest’ultima ha, solo in parte, le motivazioni della seconda (riesame, feeling ecc.), quanto invece una ben precisa ed importante motivazione di carattere prettamente… “fisiologico”.

Invece di modificare il post precedente, lo riprendo per quanto riguarda il punto di cui sopra.

E' opportuno considerare il fatto che la stecca, per colpire la palla battente, non si "muove" di... "motu proprio". Se mettete le tre bilie sul tavolo e poi sul piano di gioco posate la stecca, quindi vi andate a sedere, per quanta pazienza abbiate, state pur certi che sul biliardo non succederà priprio... nulla (anche monsieur De Lapalisse concorderebbe). Perché qualcosa succeda, è necessario l'intervento del... giocatore (Lapalisse sempre d'accordo). Orbene, tale "intervento" il giocatore lo concretizza usando: muscoli, tendini, articolazioni e nervi, tutti elementi squisitamente "fisici". Perché tali elementi possano lavorare in simbiosi e in modo fluido, ordinato e coordinato è necessario, quanto meno, metterli nella loro condizione ottimale per farlo. La "pausa" al termine della ritrazione (punta sul ponticello) serve, fra le altre cose, ma principalmente, proprio a quello. Cioè, ad evitare che due elementi (fra quelli sopra elencati), i quali dovrebbero lavorare in sequenza, però "distinta" e "separata", invece si... "accavallino". Con esiti nefasti, o, comunque, per ben che vada, non ottimali.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda strisciofortesteola » venerdì 21 febbraio 2020, 10:14

Il sentimento, a mio dire, lo si rinviene non nella fase esecutiva ma nella scelta di tiro nel senso che, nella stessa posizione, tirare un giro a chiudere è razionalità, tirare lo striscione è spettacolo, tirare lo striscio di mezzo colpo è poesia.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda jk11ul » sabato 22 febbraio 2020, 7:11

strisciofortesteola ha scritto:Il sentimento, a mio dire, lo si rinviene non nella fase esecutiva ma nella scelta di tiro nel senso che, nella stessa posizione, tirare un giro a chiudere è razionalità, tirare lo striscione è spettacolo, tirare lo striscio di mezzo colpo è poesia.

Io direi:
Giro a chiudere: poesia.
Striscio di mezzo colpo: confidenza nei propri mezzi.
Striscione: pragmatismo.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda VITALOTTI » sabato 22 febbraio 2020, 15:28

Quanto alla poesia la dividerei in più tipi: dall'idillio allo stornello.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda ecio » martedì 25 febbraio 2020, 13:08

Come sempre nelle discussioni tecniche, ci incartiamo su concetti come "colpo", "morbidezza", "penetrazione" e così via. Tutti aspetti importanti ma difficili da trattare a parole in un forum e capirsi veramente.

Certamente c'è un tipo di steccata appropriata -migliore di un altra- per il colpo scorrente ma, se posso permettermi di dare un consiglio a chi ha problemi con il colpo scorrente, suggerisco di concentrarsi solo sul punto palla colpito (quindi steccare bene! in modo naturale!) e mettere un attimo da parte le finezze della steccata.

VITALOTTI, nel dare un titolo a questa discussione, ha già messo in evidenza l'aspetto più importante: colpire la palla nel punto effettivamente mirato.

Tenete infatti presente che:

1. Nel gioco normale, qualunque sia la disciplina, non si utilizza mai un effetto estremo. L'effetto necessario al gioco può essere impartito con qualsiasi tipo di steccata, l'importante è che sia quella giusta per il singolo giocatore.

2. Lo scorrente non è un vero "effetto" ma un semplice rotolamento: per impartirlo è sufficiente colpire la biglia in testa. La quantità di scorrente è direttamente proporzionale alla velocità impartita alla battente.
Battente +veloce = +rotolamento = +scorrente dopo l'impatto con l'avversa.

3. La velocità della battente è determinata dalla Forza impressa (massa x accelerazione) e chi gioca a birilli tiene in mano una stecca con una massa considerevole che, già di suo, facilita il colpo scorrente.

;)  :ciao:
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mECIOjoni!
Pratico il biliardo in modo del tutto amatoriale ma lo amo in modo professionale.

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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda VITALOTTI » martedì 25 febbraio 2020, 16:10

Molto chiaro, Ecio.
Ma il dubbio sorgeva nello specifico caso di colpo in testa con avversa vicino a corta, ove il classico risucchio o "cucchiaino" che vedo eseguire con molta naturalezza dai più talvolta mi risulta obbrobrioso.
Il ROTOLAMENTO è certo la dinamica più naturale: come potrei non far rotolare la bilia colpendo sopra il centro?
Quel che spesso manca, per disattenzione o altro, è la certezza del PUNTO PALLA BATTENTE EFFETTIVAMENTE COLPITO.
Perché la battente deve IPER-ROTOLARE, grazie alla VELOCITÀ DI ESECUZIONE che dicevi; che poi sia steccata rapida o secca se ne disquisiva sopra. Alcuni tranquillamente eseguono facendo addirittura renverse, ovvero corta-lunga-corta
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda luigi » martedì 25 febbraio 2020, 20:26

(quote da ecio) …”suggerisco di concentrarsi sul punto palla colpito”

Trovo che il suggerimento di ecio (riportato in quote) sia di grande buon senso.
Al quale aggiungerei, come completamento “pratico”: tenere lo sguardo “fisso” sul punto di attacco della palla battente durante il movimento di lancio della steccata. Questa abitudine potrebbe anche rimediare a quel discorso di "disattenzione" cui fa cenno Vitalotti.

E’ vero che molte scuole di pensiero (Pool e Snooker in primis) dicono che al momento di scoccare la steccata è meglio avere lo “sguardo” sulla palla avversaria. In quanto, ciò dovrebbe garantire una migliore precisione. E, nell’ottica di dette specialità, la cosa ha un senso. Per Loro cogliere l’esatto punto palla, sulla palla oggetto, è “prioritario”. Se non imbuchi rischi di andarti a sedere e, magari, restarci a lungo… seduto.
I birilli invece è un gioco più di “compromesso”, ovvio che la precisione sull’avversa è, anche per noi, importante, infatti per tanti tiri è meglio avere lo sguardo puntato… “là”. Però ci sono situazioni dove, e questa in discussione la ritengo una di quelle, è probabilmente meglio avere lo sguardo “qua” piuttosto che là. Se non altro per almeno tre buoni motivi:
1) comunque vada noi non rischiamo di andarci a sedere, visto che, dopo che avrà tirato l’avversario, tireremo ancora;
2) l’avversaria anche se non la prendiamo nel suo punto ottimale, non farà mai disastri, al massimo non farà… nulla... (a meno che non prendiamo un "rimpallone" di quelli clamorosi e allora si che son dolori);
3) la battente, di contro, se non colpita nel punto ottimale (o abbastanza vicino ad esso) “disastri” ne può fare… eccome.
(Probabilmente sarà per questo che il Grande Marcello Lotti, giocatore e persona“prudente” di natura, consigliava di guardare “sempre” la battente).


Un altro punto, che mi sembra interessante, toccato da ecio è
(quote)…”La velocità della battente è determinata dalla Forza impressa (massa x accelerazione)”

In merito a questa annotazione inerente la “Fisica” mi è capitato di trovare questa definizione:
“Una collisione tra due bilie è un fenomeno puramente fisico. L’elemento decisivo, tralasciando la “casualità”, può essere spiegato con l’equazione:
“Forza x Tempo = Massa x Variazione di velocità”

Fermo restando che la “Massa” (come dice ecio) è rappresentata dalla stecca, e quindi quella rimane sempre uguale tiro dopo tiro, è in quel “Variazione di velocità” che, credo, si celino le mille diavolerie del nostro splendido e “diabolico” gioco.

Ovviamente, quest’ultima parte attiene al gioco in senso generale, per cui (come spesso mi capita) ancora una volta, almeno in questo, sono andato “fuori tema” rispetto all’argomento specifico in discussione.
Scusarmi sarebbe perfettamente inutile… “chi nasce rotondo non muore quadrato”.
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Messaggioda VITALOTTI » mercoledì 26 febbraio 2020, 1:54

Straquoto lo specifico caso. Anche io sono stato istradato inizialmente sul fatto di guardare sempre l'avversa, ma poi un "tale " mi disse: ti sei impostato? Hai già percepito il tiro? Hai mirato l'altra? Stop! Ora concentrati sulla battente.
E in un colpo in testa credo che ciò (mi) valga ancor più per i motivi elencati da Luigi.

Unico caso in cui tale meccanismo non mi agevola è su dritte standard (intendo non in testa) ma è un problema assolutamente personale: se continuo a guardare la mia, rischio di bloccare l'ultimo limage, come se l'obiettivo fosse qua e non là: è quasi un blocco mentale
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda luigi » mercoledì 26 febbraio 2020, 10:08

Vitalotti,
come dici Tu stesso, giustamente (non so se in questa o altra discussione), ogni cosa deve essere “soggettivizzata”. Per cui, se di solito guardi la tua, ma, a volte, il farlo ti mette in difficoltà semplicemente… guarda l’altra.
Personalmente mi sono dato questa “regola”: quando il tiro che voglio fare richiede un trattamento della battente “delicato” o “sofisticato”, guardo la mia. Tanto per fare degli esempi, il tiro oggetto della discussione (colpo in testa veloce con avversa vicino alla corta), per me rientra in tale categoria, così come “battente a colla”, oppure una “candela” che richieda un filo di taglio, o,viceversa, una candela per la quale ho la battuta, per cui devo assolutamente “evitare” di dare quel filo di taglio, o, ancora, un colpo a retrocedere. Per quest’ultimo, se non attacchi sul punto giusto, o la battente invece di retrocedere si ferma, oppure fa… “il salto del canguro”(*).
Quando invece ho una maggiore libertà di manovra, tiri "standard" come li definisci, sguardo sull’altra. Anche perché penso che abbiano ragione quelli che giocano le specialità delle buche. Guardare l’avversaria agevola la coordinazione “occhio-mano” con conseguente aumento della precisione.

In ogni caso, tutti è soggettivo. Chiaro.

Quello che però mi sento di dire quasi in forma “dogmatica” è che non si dovrebbe mai tirare “senza guardare né l’una né l’altra”. Per quanto possa sembrare strano questo succede spesso. Infatti se chiedi a molti giocatori quale palla guardavano al momento di scoccare il tiro, quasi sempre… non ti sanno rispondere.
Questo per me è totalmente sbagliato. Guarda questa o guarda quella, regolati come meglio capisci che Ti conviene, di volta in volta, ma, nel momento di colpire, guardane sempre …UNA.

(*) Se c’è il “taglio dell’ubriaco”, non vedo perché non ci possa stare anche il… “salto del canguro”. Almeno, quest'ultimo si fa con la stecca, mentre l'altro, a quanto pare, si dovrebbe fare col... naso. Per cui.
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Re: IN TESTA...ma davvero?

Messaggioda Riccius » mercoledì 26 febbraio 2020, 21:31

L’importante secondo me è essere sicuri di colpire la bilia dove stiamo mirando durante la fase di brandeggio per intenderci, poi il discorso della steccata non l’ho mai capito...quello che è fondamentale è che la stecca stia in una fase di accelerazione nel momento in cui colpisce la battente.pensare di allungare il puntale come a voler “accompagnare” ci può dare più risultato perché sicuramente ci troveremo in fase di accelerazione. Il tempo di contatto del cuoio con la battente è sempre quello indipendentemente da come noi pensiamo di colpire,quello che varia e dobbiamo controllare lo ripeto ancora è laccelerazione
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