"Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vidotto
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Caro Luigi, ti ringrazio per il tuo apprezzamento. Ma oltre a ciò, mi piacerebbe avere da te qualcosa di più, un commento su qualche argomento specifico, un'osservazione, un punto di vista che sia vicino al mio o ancor meglio che ne segni una distanza, e così via. Mi sembra di avere individuato in te una persona di un livello al quale mi piacerebbe tentare di appartenere.
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sergio vidotto
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Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Caro Sergio,
dialogare con Te sarà sempre un piacere (anche con l’interveto di altri, ovviamente).
Intanto dico subito che non ho nessun punto di divergenza su quanto da Te scritto. Trovo il tutto assolutamente ineccepibile. Al massimo posso dire che personalmente ho un approccio al gioco, diciamo più… “fisico”. Mi spiego meglio.
Tu scrivi:
Le fasi di gioco (od operazioni di controllo).
Sono sette:
1. Scelta del tiro (strategia di gioco).
2. Calcoli sul tiro scelto.
3. Verifica dei calcoli.
4. Posizione del corpo.
5. Posizione della stecca sulla biglia.
6. Limage (brandeggio).
7. Colpo di stecca.
Concorderai se definiamo le prime tre “mentali” e le restanti quattro “fisiche”.
Orbene, sempre restando sul tema: “Perché si sbaglia giocando a biliardo”, è ovvio che se le prime non funzionano, l’errore è pressoché garantito, come Tu spieghi dettagliatamente e, ripeto, ineccepibilmente.
Io però penso che molti degli errori d’esecuzione (*), se non tutti, sono soprattutto causati dal mal funzionamento delle seconde (da qui il mio approccio… “fisico”).
(* errori di “esecuzione” è ovvio, in quanto se trattasi di errori di “scelta” si resta nelle fasi mentali).
A questo punto però mi preme sottolineare che io gioco a birilli e non a carambola, per cui è al biliardo all’italiana che mi riferisco.
Stando così le cose (almeno per me), faccio mia un’altra parte del tuo libro (anch’essa condivisa in toto):
“Le modifiche strutturali interessano soprattutto la posizione del corpo, e sono piuttosto pesanti. Divaricare le gambe in un altro modo, piegare di più le ginocchia, cambiare la posizione della testa, i movimenti nei fulcri delle leve relative al braccio (polso, gomito, spalla), eccetera, tutto questo è molto arduo da ottenere, costa fatiche e resistenze di ogni tipo ed un lungo periodo di sofferenze nell’attesa di un qualche beneficio, che magari tarda così tanto a venire, che alla fine si rimane del tutto scoraggiati.”
Ecco, io penso che se uno vuole realmente ridurre i propri errori di gioco, dovrebbe, in primis, leggersi il Tuo libro per mettere a punto le prime tre fasi e poi procedere ad una profonda disamina personale alla ricerca, pur se “lunga” e “sofferta”, di modifiche strutturali personalizzate, per mettere a punto le restanti quattro.
Ovviamente il tutto può essere possibile unicamente se, a priori, uno fa quella cosa che Tu indichi come imprescindibile, cioè:
“Assunzione di Responsabilità”.
Se invece, la “colpa” dell’errore è sempre: della stecca, del tavolo, dell’arbitro o del… Governo.
Dubito che il numero degli errori possa mai diminuire.
Ciao, un Abbraccio.
dialogare con Te sarà sempre un piacere (anche con l’interveto di altri, ovviamente).
Intanto dico subito che non ho nessun punto di divergenza su quanto da Te scritto. Trovo il tutto assolutamente ineccepibile. Al massimo posso dire che personalmente ho un approccio al gioco, diciamo più… “fisico”. Mi spiego meglio.
Tu scrivi:
Le fasi di gioco (od operazioni di controllo).
Sono sette:
1. Scelta del tiro (strategia di gioco).
2. Calcoli sul tiro scelto.
3. Verifica dei calcoli.
4. Posizione del corpo.
5. Posizione della stecca sulla biglia.
6. Limage (brandeggio).
7. Colpo di stecca.
Concorderai se definiamo le prime tre “mentali” e le restanti quattro “fisiche”.
Orbene, sempre restando sul tema: “Perché si sbaglia giocando a biliardo”, è ovvio che se le prime non funzionano, l’errore è pressoché garantito, come Tu spieghi dettagliatamente e, ripeto, ineccepibilmente.
Io però penso che molti degli errori d’esecuzione (*), se non tutti, sono soprattutto causati dal mal funzionamento delle seconde (da qui il mio approccio… “fisico”).
(* errori di “esecuzione” è ovvio, in quanto se trattasi di errori di “scelta” si resta nelle fasi mentali).
A questo punto però mi preme sottolineare che io gioco a birilli e non a carambola, per cui è al biliardo all’italiana che mi riferisco.
Stando così le cose (almeno per me), faccio mia un’altra parte del tuo libro (anch’essa condivisa in toto):
“Le modifiche strutturali interessano soprattutto la posizione del corpo, e sono piuttosto pesanti. Divaricare le gambe in un altro modo, piegare di più le ginocchia, cambiare la posizione della testa, i movimenti nei fulcri delle leve relative al braccio (polso, gomito, spalla), eccetera, tutto questo è molto arduo da ottenere, costa fatiche e resistenze di ogni tipo ed un lungo periodo di sofferenze nell’attesa di un qualche beneficio, che magari tarda così tanto a venire, che alla fine si rimane del tutto scoraggiati.”
Ecco, io penso che se uno vuole realmente ridurre i propri errori di gioco, dovrebbe, in primis, leggersi il Tuo libro per mettere a punto le prime tre fasi e poi procedere ad una profonda disamina personale alla ricerca, pur se “lunga” e “sofferta”, di modifiche strutturali personalizzate, per mettere a punto le restanti quattro.
Ovviamente il tutto può essere possibile unicamente se, a priori, uno fa quella cosa che Tu indichi come imprescindibile, cioè:
“Assunzione di Responsabilità”.
Se invece, la “colpa” dell’errore è sempre: della stecca, del tavolo, dell’arbitro o del… Governo.
Dubito che il numero degli errori possa mai diminuire.
Ciao, un Abbraccio.
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Ciao a tutti
Un ringraziamento a Maurizio e Sergio per la bella iniziativa.
Caro Luigi vedo che la passione non è sbiadita negl'anni, mi fa piacere e vedo che sei sempre alla ricerca del modo corretto per giocare a biliardo. Ho scaricato anch'io il libro di Sergio, non l'ho ancora letto, ma lo farò nei prossimi giorni, vedo comunque molte cose nella stessa direzione con i miei libri sul Pool.
Quello che riporti " Assunzione di responsabilità" è sicuramente un fattore molto importante come il fatto dell'impostazione del corpo e delle leve.
Non si darà mai abbastanza importanza all'impostazione.
Cosa fà il giocatore più bravo da quello meno bravo?
Il giocatore meno bravo prova a controllare le bilie, mentre il giocatore più bravo controlla il proprio corpo e la stecca.
Di solito uso l'esempio del cannone per far capire il concetto. Il nostro corpo è come un cannone, sapete quei cannoni con le due grandi ruote a fianco, che si caricavano con delle palle (tanto per rimanere in tema con il biliardo), nella posizione in cui si trova, può tirare solo ed esclusivamente in una direzione, se voglio tirare un pò a destra, lo devo spostare, finche la canna non guardi verso il punto che voglio colpire. Questa è una cosa che molti giocatori si dimenticano, si abbassano senza aver portato la stecca (cannone) sul punto che vogliono colpire, e poi cercano di trovare la giusta posizione da abassati, un pò a destra un pò a sinistra e si dimenticano che sono le ruote (i piedi) che bisogna spostare per portare la canna del cannone (stecca) sul bersaglio.
Un ringraziamento a Maurizio e Sergio per la bella iniziativa.
Caro Luigi vedo che la passione non è sbiadita negl'anni, mi fa piacere e vedo che sei sempre alla ricerca del modo corretto per giocare a biliardo. Ho scaricato anch'io il libro di Sergio, non l'ho ancora letto, ma lo farò nei prossimi giorni, vedo comunque molte cose nella stessa direzione con i miei libri sul Pool.
Quello che riporti " Assunzione di responsabilità" è sicuramente un fattore molto importante come il fatto dell'impostazione del corpo e delle leve.
Non si darà mai abbastanza importanza all'impostazione.
Cosa fà il giocatore più bravo da quello meno bravo?
Il giocatore meno bravo prova a controllare le bilie, mentre il giocatore più bravo controlla il proprio corpo e la stecca.
Di solito uso l'esempio del cannone per far capire il concetto. Il nostro corpo è come un cannone, sapete quei cannoni con le due grandi ruote a fianco, che si caricavano con delle palle (tanto per rimanere in tema con il biliardo), nella posizione in cui si trova, può tirare solo ed esclusivamente in una direzione, se voglio tirare un pò a destra, lo devo spostare, finche la canna non guardi verso il punto che voglio colpire. Questa è una cosa che molti giocatori si dimenticano, si abbassano senza aver portato la stecca (cannone) sul punto che vogliono colpire, e poi cercano di trovare la giusta posizione da abassati, un pò a destra un pò a sinistra e si dimenticano che sono le ruote (i piedi) che bisogna spostare per portare la canna del cannone (stecca) sul bersaglio.
Ultima modifica di Gianni il mercoledì 15 maggio 2013, 11:03, modificato 1 volta in totale.
BiliardoWeb Magazine, la rivista online dedicata al biliardo - http://magazine.biliardoweb.com
"POOL, Il biliardo americano" 1° e 2° Parte, libri in italiano per apprendere le basi e le tecniche avanzate nel Pool.
pool.libro@bluewin.ch
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Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Grazie Fabri,
l'argomento e' molto interessante, io da poco ho finito "lo sport invisibile" di Longoni Umberto e l'ho trovato molto interessante.
Leggero' anche questo. :-)
l'argomento e' molto interessante, io da poco ho finito "lo sport invisibile" di Longoni Umberto e l'ho trovato molto interessante.
Leggero' anche questo. :-)
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Ciao Gianni e Ciao bluemind,
vi esorto a leggere il libro di Sergio, vale veramente la pena farlo.
Tra l'altro sarà una "pena" estremamente piacevole, ve l'assicuro.
Un Abbraccio.
vi esorto a leggere il libro di Sergio, vale veramente la pena farlo.
Tra l'altro sarà una "pena" estremamente piacevole, ve l'assicuro.
Un Abbraccio.
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Caro Sergio,
non appena ho visto sul forum il pdf del tuo libro ho sgranato gli occhi per la meraviglia e me lo sono subito scaricato! Ringrazio te per primo che con grande generosità hai voluto offrirci questa chicca e quanti ti hanno aiutato a farlo!!
Ho letto già una cinquantina di pagine e mi complimento con te per l'intento, lo stile, e soprattutto il contenuto estremamente interessante. Posso dirti che già alla pagina 33 ho trovato un suggerimento che "sento" mi aiuterà molto a correggere le mie errate inclinazioni... In verità ha già sortito un effetto positivo, ma un paio di successi non fanno una certezza... ma una speranza si, però.
In ogni caso sono convinta che i tuoi preziosi suggerimenti avranno il merito almeno di "alleggerire" il peso in tutto quello che faccio e che non coinvolge solo il biliardo (5 birilli nel mio caso), aiutandomi ad affrontare ogni difficoltà con una fiducia e consapevolezza diversa. G R A Z I E !!
non appena ho visto sul forum il pdf del tuo libro ho sgranato gli occhi per la meraviglia e me lo sono subito scaricato! Ringrazio te per primo che con grande generosità hai voluto offrirci questa chicca e quanti ti hanno aiutato a farlo!!
Ho letto già una cinquantina di pagine e mi complimento con te per l'intento, lo stile, e soprattutto il contenuto estremamente interessante. Posso dirti che già alla pagina 33 ho trovato un suggerimento che "sento" mi aiuterà molto a correggere le mie errate inclinazioni... In verità ha già sortito un effetto positivo, ma un paio di successi non fanno una certezza... ma una speranza si, però.
In ogni caso sono convinta che i tuoi preziosi suggerimenti avranno il merito almeno di "alleggerire" il peso in tutto quello che faccio e che non coinvolge solo il biliardo (5 birilli nel mio caso), aiutandomi ad affrontare ogni difficoltà con una fiducia e consapevolezza diversa. G R A Z I E !!
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lupomarino
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Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Egregio Luigi,
noto con piacere la capacità che hai di argomentare con grande ragionevolezza le tue tesi. Allo stesso tempo, permettimi di dire che le tue conclusioni mi sembrano, seppure legittime, non molto realistiche.
Ora, come può essere una cosa ragionevole e allo stesso tempo illusoria? Se hai un po’ di pazienza, proverò a spiegarmi, scusandomi in anticipo per l’eventuale pedanteria.
E dunque, diciamo qualcosa di più sulla mente. Essa ha molte funzioni, ed agisce a livelli diversi. Non starò ora a fare degli elenchi; quel che mi preme dire è che la mente è presente in ogni manifestazione di movimento d’una persona, dal battito del cuore, funzioni intestinali e così via fino ai movimenti volontari, che comprendono azioni che vanno dallo scalare una montagna allo stare lì a girare i pollici guardandosi mollemente intorno. In quanto al movimento volontario, intervengono perciò due fattori: l’azione ed il pensiero. In realtà ce ne sarebbe un terzo, che è l’emozione, o tono emotivo; ma per ora lo lasciamo perdere, per non complicarci ulteriormente la vita, ovvero il presente messaggio.
Ci sono questi due fattori quindi che intervengono in qualunque attività umana; è come dire che sono indivisibili, cioè non esiste un’attività, un movimento senza l’intervento di entrambi. Il modo di procedere fra i due è all’incirca il seguente: sebbene suoni strano, è l’azione a mettere in moto il pensiero; o meglio, la posizione del corpo pronto all’azione suggerisce alla mente dei pensieri che, una volta elaborati, ritornano al corpo sotto forma di ordini ad eseguire dati movimenti. E questo è abbastanza facile da verificare: un giocatore che si trova fisicamente immerso nell’ambiente del biliardo ed è pronto, la stecca in mano, a colpire la sua biglia, avrà la mente invasa (speriamo) da pensieri circa il modo migliore di giocare quel dato colpo; se invece quel tizio è stravaccato sul divano di casa sua intento a fissare il soffitto scolandosi una birra, difficilmente riuscirà a tenere ferma per più di qualche istante l’attenzione su qualche colpo di biliardo che ha fatto o che farà.
Insomma, qui la mente lavora come una sottostazione di servizio, un centro secondario di controllo con la funzione di sovrintendere ai movimenti volontari del corpo. È un processo di comunicazione fra azione e pensiero che funziona in modo meccanico, per così dire, il che ci induce a credere che la mente sia sempre costante ed uguale a se stessa. In realtà, in tale processo essa agisce ad un determinato livello che possiamo definire medio, ma nello stesso momento agisce anche su altri livelli; quel che facciamo noi per non impazzire è di isolare il livello che ci interessa, e di far come se gli altri, specie quelli superiori, non esistano.
Insomma, a qualunque livello ci si trovi, non si può prescindere dalla mente. E se tutto questo è vero, ecco che, aldilà del fatto di trovarsi a proprio agio in una fase di gioco piuttosto che in un’altra, diventa illusorio dividere queste fasi in fisiche e mentali; tutte e sette sono condizionate da entrambi i fattori in modo inestricabile. Ma allo stesso tempo è ragionevole tentare ugualmente una divisione, perché noi non siamo attrezzati a tener conto di tutte le pressioni allestite dalla mente, e neanche la metà di queste; ed ecco che una delle tante soluzioni, espedienti, forme di difesa che siamo capaci di escogitare noi fertili esseri umani, diventa quella di battezzare come ‘fisiche’ le fasi in cui di più si percepiscono i movimenti, depurandole così di un fattore di possibili forti perturbazioni.
Ovviamente è altrettanto evidente che qualunque cosa tentiamo di fare, la mente da parte sua è sempre lì, pronta ad intervenire secondo le proprie imperscrutabili necessità; a volte ti aiuta, o semplicemente ti lascia giocare in pace, altre volte no. Ed è proprio qui il nocciolo della questione: capire come agiscono i suoi influssi su un giocatore nel momento in cui egli la ignora, o non è nemmeno consapevole della sua esistenza. Messa così la questione, ci si potrebbe fare la seguente domanda: è meglio affrontare la cosa, o ignorarla? Beh, qui si potrebbe dire che, come ogni altro problema, al posto di fingere che non esiste, sarebbe meglio starci di fronte; ma qui il problema può essere talmente oscuro, intricato ed anche minaccioso che molti, fatti i conti, decidono giustamente di abbandonare l’idea. Eppure…
Consideriamo per un momento i campioni di biliardo, non importa di quale specialità. Mettiamo che ce ne sia una cinquantina, in giro per il mondo; ora vince uno, ora l’altro… ma tutti concordano di avere in comune lo stesso talento smisurato, all’incirca le stesse conoscenze e l’allenamento e la capacità di resa, eccetera. Io non ho mai parlato con un campione di questo argomento, ma sono sicuro che almeno alcuni di essi, se non quasi tutti, lanciano occhiate piene di desiderio verso gli oscuri territori della mente, perché intuiscono che lì è nascosta la chiave del perfezionamento totale, chiamiamolo così. Certi hanno sicuramente sperimentato diversi aspetti di questo territorio, e probabilmente hanno scoperto che è pieno di insidie, ed anche di beffe. Ma, ragazzi: ad ogni livello la mente procede in modo sempre uguale, e si può anche addomesticare; il problema è che uno non può farcela da solo, c’è sempre il bisogno di un’altra persona, del lavoro di una squadra formata da due persone.
Qui mi fermo, caro Luigi, e passo a due annotazioni finali, più agevoli e snelle. La prima riguarda l’amico Gianni. Dalle sue poche parole intuisco che, come te, anch’egli è una persona di valore, di quelli di cui ogni sport ha un grande bisogno. Mi è piaciuto poi il suo esempio del cannone, perfetto per illustrare una situazione critica di gioco, che corrisponde alla quarta e quinta fase, se mi è permesso usare questa mia classificazione.
Seconda: naturalmente non importa se il tuo gioco sul biliardo ha regole diverse da quelle che pratico io; e che Gianni, se ho ben capito, pratica una specialità ancora diversa. Immagina invece che siate a fluttuare nell’aria tiepida, ospiti entrambi a bordo della mia mongolfiera, e tutti noi tre, i gomiti appoggiati al parapetto, guardiamo in giù e vediamo la vasta distesa d’un magnifico prato verde che appare uniforme e, visto da qui, privo di steccati; un prato dove pascolano a branchi e si muovono lentamente, e alcuni cambiano posto e si mischiano ora qui ora là, i giocatori di diverse discipline; beh, da quassù non siete in grado di distinguere quali siano i purosangue, quali i cavalli da tiro, i ronzini ed i somari; né riuscite a classificare altre mandrie più lontane che sono formate da vacche, o pecore o capre o maiali. E poi, a che scopo fare distinzioni? credo che una pratica simile non vi interessi affatto; e che vi basti sapere che negli anni avete servito di brusca e di striglia parecchi componenti di questa fauna indocile, e magari siete disposti a continuare a farlo.
noto con piacere la capacità che hai di argomentare con grande ragionevolezza le tue tesi. Allo stesso tempo, permettimi di dire che le tue conclusioni mi sembrano, seppure legittime, non molto realistiche.
Ora, come può essere una cosa ragionevole e allo stesso tempo illusoria? Se hai un po’ di pazienza, proverò a spiegarmi, scusandomi in anticipo per l’eventuale pedanteria.
E dunque, diciamo qualcosa di più sulla mente. Essa ha molte funzioni, ed agisce a livelli diversi. Non starò ora a fare degli elenchi; quel che mi preme dire è che la mente è presente in ogni manifestazione di movimento d’una persona, dal battito del cuore, funzioni intestinali e così via fino ai movimenti volontari, che comprendono azioni che vanno dallo scalare una montagna allo stare lì a girare i pollici guardandosi mollemente intorno. In quanto al movimento volontario, intervengono perciò due fattori: l’azione ed il pensiero. In realtà ce ne sarebbe un terzo, che è l’emozione, o tono emotivo; ma per ora lo lasciamo perdere, per non complicarci ulteriormente la vita, ovvero il presente messaggio.
Ci sono questi due fattori quindi che intervengono in qualunque attività umana; è come dire che sono indivisibili, cioè non esiste un’attività, un movimento senza l’intervento di entrambi. Il modo di procedere fra i due è all’incirca il seguente: sebbene suoni strano, è l’azione a mettere in moto il pensiero; o meglio, la posizione del corpo pronto all’azione suggerisce alla mente dei pensieri che, una volta elaborati, ritornano al corpo sotto forma di ordini ad eseguire dati movimenti. E questo è abbastanza facile da verificare: un giocatore che si trova fisicamente immerso nell’ambiente del biliardo ed è pronto, la stecca in mano, a colpire la sua biglia, avrà la mente invasa (speriamo) da pensieri circa il modo migliore di giocare quel dato colpo; se invece quel tizio è stravaccato sul divano di casa sua intento a fissare il soffitto scolandosi una birra, difficilmente riuscirà a tenere ferma per più di qualche istante l’attenzione su qualche colpo di biliardo che ha fatto o che farà.
Insomma, qui la mente lavora come una sottostazione di servizio, un centro secondario di controllo con la funzione di sovrintendere ai movimenti volontari del corpo. È un processo di comunicazione fra azione e pensiero che funziona in modo meccanico, per così dire, il che ci induce a credere che la mente sia sempre costante ed uguale a se stessa. In realtà, in tale processo essa agisce ad un determinato livello che possiamo definire medio, ma nello stesso momento agisce anche su altri livelli; quel che facciamo noi per non impazzire è di isolare il livello che ci interessa, e di far come se gli altri, specie quelli superiori, non esistano.
Insomma, a qualunque livello ci si trovi, non si può prescindere dalla mente. E se tutto questo è vero, ecco che, aldilà del fatto di trovarsi a proprio agio in una fase di gioco piuttosto che in un’altra, diventa illusorio dividere queste fasi in fisiche e mentali; tutte e sette sono condizionate da entrambi i fattori in modo inestricabile. Ma allo stesso tempo è ragionevole tentare ugualmente una divisione, perché noi non siamo attrezzati a tener conto di tutte le pressioni allestite dalla mente, e neanche la metà di queste; ed ecco che una delle tante soluzioni, espedienti, forme di difesa che siamo capaci di escogitare noi fertili esseri umani, diventa quella di battezzare come ‘fisiche’ le fasi in cui di più si percepiscono i movimenti, depurandole così di un fattore di possibili forti perturbazioni.
Ovviamente è altrettanto evidente che qualunque cosa tentiamo di fare, la mente da parte sua è sempre lì, pronta ad intervenire secondo le proprie imperscrutabili necessità; a volte ti aiuta, o semplicemente ti lascia giocare in pace, altre volte no. Ed è proprio qui il nocciolo della questione: capire come agiscono i suoi influssi su un giocatore nel momento in cui egli la ignora, o non è nemmeno consapevole della sua esistenza. Messa così la questione, ci si potrebbe fare la seguente domanda: è meglio affrontare la cosa, o ignorarla? Beh, qui si potrebbe dire che, come ogni altro problema, al posto di fingere che non esiste, sarebbe meglio starci di fronte; ma qui il problema può essere talmente oscuro, intricato ed anche minaccioso che molti, fatti i conti, decidono giustamente di abbandonare l’idea. Eppure…
Consideriamo per un momento i campioni di biliardo, non importa di quale specialità. Mettiamo che ce ne sia una cinquantina, in giro per il mondo; ora vince uno, ora l’altro… ma tutti concordano di avere in comune lo stesso talento smisurato, all’incirca le stesse conoscenze e l’allenamento e la capacità di resa, eccetera. Io non ho mai parlato con un campione di questo argomento, ma sono sicuro che almeno alcuni di essi, se non quasi tutti, lanciano occhiate piene di desiderio verso gli oscuri territori della mente, perché intuiscono che lì è nascosta la chiave del perfezionamento totale, chiamiamolo così. Certi hanno sicuramente sperimentato diversi aspetti di questo territorio, e probabilmente hanno scoperto che è pieno di insidie, ed anche di beffe. Ma, ragazzi: ad ogni livello la mente procede in modo sempre uguale, e si può anche addomesticare; il problema è che uno non può farcela da solo, c’è sempre il bisogno di un’altra persona, del lavoro di una squadra formata da due persone.
Qui mi fermo, caro Luigi, e passo a due annotazioni finali, più agevoli e snelle. La prima riguarda l’amico Gianni. Dalle sue poche parole intuisco che, come te, anch’egli è una persona di valore, di quelli di cui ogni sport ha un grande bisogno. Mi è piaciuto poi il suo esempio del cannone, perfetto per illustrare una situazione critica di gioco, che corrisponde alla quarta e quinta fase, se mi è permesso usare questa mia classificazione.
Seconda: naturalmente non importa se il tuo gioco sul biliardo ha regole diverse da quelle che pratico io; e che Gianni, se ho ben capito, pratica una specialità ancora diversa. Immagina invece che siate a fluttuare nell’aria tiepida, ospiti entrambi a bordo della mia mongolfiera, e tutti noi tre, i gomiti appoggiati al parapetto, guardiamo in giù e vediamo la vasta distesa d’un magnifico prato verde che appare uniforme e, visto da qui, privo di steccati; un prato dove pascolano a branchi e si muovono lentamente, e alcuni cambiano posto e si mischiano ora qui ora là, i giocatori di diverse discipline; beh, da quassù non siete in grado di distinguere quali siano i purosangue, quali i cavalli da tiro, i ronzini ed i somari; né riuscite a classificare altre mandrie più lontane che sono formate da vacche, o pecore o capre o maiali. E poi, a che scopo fare distinzioni? credo che una pratica simile non vi interessi affatto; e che vi basti sapere che negli anni avete servito di brusca e di striglia parecchi componenti di questa fauna indocile, e magari siete disposti a continuare a farlo.
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sergio vidotto
- Messaggi: 8
(Cerca: tutti) - Iscritto il: venerdì 3 maggio 2013, 22:16
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
ciao a tutti e soprattutto a Sergio che non vedo da molti anni! Ho saputo del tuo scritto solo a Battipaglia ,durante il CAI e l'ho subito scaricato ma ancora non l'ho letto; ho solo visto i commenti più che positivi. Ti ringrazio per l'iniziativa ,a risentirci a presto insieme agli amici di Biliardoweb,ciao Roberto Garofalo
roberto
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Trieste, 30/5/13
Ciao, Roberto! finalmente. Ecco un amico, un affine. Ho letto alcuni tuoi interventi, e di quei rapidi scritti ho apprezzato la maestria con la quale ti esprimi, sia come forma letteraria, sia come sostanza dei significati che intendi trasmettere. Ti immagino attento e indulgente nello scorrere le mie pagine. Spero di vederti di persona, un giorno. Saprei riconoscerti, dopo tanti anni? Hai ancora i capelli? Se li hai sono bianchi o striati ancora di qualche rimasuglio giovanile? Beh, io non sono tanto cambiato, credo; solo il volto, se mi guardi da vicino, mostra i segni di tutti i percorsi in salita. E l’anima, che tu saresti forse capace di intravedere, seppure per un istante, è rimasta intatta, nel bene e nel male; ancora colma di fervore, e di sbagli accumulati.
Ciao, Roberto! finalmente. Ecco un amico, un affine. Ho letto alcuni tuoi interventi, e di quei rapidi scritti ho apprezzato la maestria con la quale ti esprimi, sia come forma letteraria, sia come sostanza dei significati che intendi trasmettere. Ti immagino attento e indulgente nello scorrere le mie pagine. Spero di vederti di persona, un giorno. Saprei riconoscerti, dopo tanti anni? Hai ancora i capelli? Se li hai sono bianchi o striati ancora di qualche rimasuglio giovanile? Beh, io non sono tanto cambiato, credo; solo il volto, se mi guardi da vicino, mostra i segni di tutti i percorsi in salita. E l’anima, che tu saresti forse capace di intravedere, seppure per un istante, è rimasta intatta, nel bene e nel male; ancora colma di fervore, e di sbagli accumulati.
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sergio vidotto
- Messaggi: 8
(Cerca: tutti) - Iscritto il: venerdì 3 maggio 2013, 22:16
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
hi Sergio, tutti mi riconoscono e così penso che anche tu non avresti difficoltà;forse nel sito Fibis metteranno una foto di gruppo dei partecipanti(io sono quello che spara nella foto per i capelli e baffi bianchi) io ti ho visto in una foto fatta l'anno scorso durante una gara del circuito nord. Ti ringrazio per i complimenti e mi accingo a leggere il tuo scritto; spero di rivederti presto,Roberto
roberto
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
fabrisoft ha scritto:Pubblico volentieri il libro in oggetto scritto dal Sig.Sergio Vidotto, giocatore di carambola di giochi di serie e 3 sponde.
Il titolo completo è il seguente "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo (e negli altri sport)" ed è incentrato sugli aspetti psicologici della pratica del nostro gioco.
L'autore (come comunicatomi dall'amico che ha fatto da tramite) ha solo piacere che il suo scritto possa essere letto e magari essere utile a qualcuno.
Buona lettura :ciao:
Grazie Fabrisoft e grazie mille all'autore, veraqmente interessante. Salutoni.
-
vitoleo
- Messaggi: 18
(Cerca: tutti) - Iscritto il: mercoledì 14 novembre 2007, 19:57
- Località: san vito dei normanni
Re: "Perchè si sbaglia nel gioco del biliardo" di Sergio Vid
Sebbene apprezzi l'analisi della profonda, dettagliata e puntuale sintomatologìa del disagio psicologico che la competizione può procurare, magistralmente descritta, non so cogliere suggerimenti validi e precisi per una adeguata terapìa.
Se ciò è causato dalla mia superficialità e/o distrazione, sarei grato a chi mi volesse segnalare i punti che ho trascurato, o confermare che la terapìa non rientra nelle finalità dello scritto.
Ringrazio comunque sentitamente l' autore e saluto cordialmente.
Se ciò è causato dalla mia superficialità e/o distrazione, sarei grato a chi mi volesse segnalare i punti che ho trascurato, o confermare che la terapìa non rientra nelle finalità dello scritto.
Ringrazio comunque sentitamente l' autore e saluto cordialmente.
Ultima modifica di omeris il giovedì 13 giugno 2013, 15:27, modificato 2 volte in totale.
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